Approfondimenti

Perché la tematica ESG è importante per le imprese?

Dall’Agenda 2030 e Tassonomia Europea al reporting di sostenibilità

L’ambiente (Pillar E, Environmental, dell’acronimo ESG) e la dinamica sociale (Pillar S, Social, dell’acronimo ESG) definiscono un nuovo contesto in cui le imprese si trovano ad operare. Nuove regolamentazioni, innovazione tecnologica, cambiamento nella domanda di mercato e nuove esigenze reputazionali, infatti, hanno un forte impatto sulla performance sia attuale che prospettica delle imprese.
Pertanto, esse hanno, da un lato, la necessità di adattarsi a questo cambiamento per preservare la propria competitività e, dall’altro, la possibilità di cogliere le opportunità offerte dal nuovo contesto per accrescere il proprio business.

Gli impatti ambientali sulle imprese

Gli impatti ambientali sulle imprese sono una realtà sempre più evidente. L’aumento della portata e della frequenza di fenomeni metereologici critici, quali eventi siccitosi, incendi o alluvioni, infatti, condizionano già in modo significativamente negativo l’operatività di moltissime imprese.
Gli impatti ambientali sulle imprese si ripercuotono su tre dimensioni:

  • i mercati di approvvigionamento;
  • gli asset proprietari;
  • i mercati di sbocco.

Per quanto riguarda gli impatti sui mercati di approvvigionamento, un primo aspetto riguarda le materie prime. L’impatto di fenomeni ambientali critici può rendere difficile reperire materie prime necessarie a garantire le attività dell’impresa. Un esempio significativo è dato dalle materie prime agricole; infatti, i cambiamenti climatici hanno un grave impatto negativo sul settore agricolo, ripercuotendosi sia sulla capacità produttiva delle piantagioni sia sul restringimento delle aree in cui è possibile coltivare. Pertanto, tutte le imprese che fanno uso di prodotti agricoli come materie prime dei propri processi produttivi, possono osservare un aumento considerevole dei loro prezzi e una sempre più difficile reperibilità.

Un secondo aspetto relativo agli impatti sui mercati di approvvigionamento riguarda le risorse energetiche. Le nuove regolamentazioni in tema di sostenibilità porteranno ad un aumento dei costi che le imprese dovranno sostenere per l’approvvigionamento energetico da fonti ad alta intensità carbonica. Questo aumento di costi è legato al fatto che tali regolamentazioni hanno come obiettivo quello di incentivare l’utilizzo di fonti energetiche sostenibili andando ad alzare i prezzi dei combustibili fossili tramite sistemi di carbon pricing penalizzanti.

Infine, un terzo aspetto relativo agli impatti sui mercati di approvvigionamento riguarda la supply chain. Infatti, gli impatti ambientali possono ripercuotersi sul business dell’impresa anche in modo indiretto a seguito di impatti diretti sui soggetti appartenenti alla supply chain. Ad esempio, fenomeni ambientali critici possono causare danni nelle catene di fornitura, generando ritardi nella consegna degli input produttivi e obbligando l’impresa ad interrompere la produzione. Inoltre, le imprese di grandi dimensioni, a seguito degli obblighi regolamentari a cui sono sottoposte (Tassonomia EU), sono spinte a sviluppare filiere sostenibili, selezionando solo fornitori il cui modello di business abbia già caratteristiche di sostenibilità.

Per quanto riguarda gli impatti ambientali sugli asset proprietari (ad esempio immobili, impianti produttivi, macchinari, terreni agricoli), fenomeni ambientali acuti (come, ad esempio, inondazioni e uragani) comportano, per le imprese maggiormente esposte, un’elevata probabilità di danneggiamento. Qualora si verifichi un grave danno a causa di un impatto ambientale acuto, infatti, un’impresa dovrà destinare significative risorse alla ricostituzione dell’asset danneggiato in modo tale da poter riprendere lo svolgimento delle attività. Vi è quindi il rischio che la capacità di generare reddito venga compromessa conseguentemente al blocco di un impianto produttivo o alla perdita di uno o più macchinari.
Inoltre, gli asset proprietari non sono esposti solamente a possibili danneggiamenti ma anche ad una perdita del loro valore di mercato. Infatti, se un’impresa detiene impianti produttivi ad alta intensità carbonica, in un contesto di mercato che predilige business sostenibili, tali asset subiranno una drastica riduzione del loro valore reale in quanto ci si aspetta che nel futuro essi non saranno più utilizzabili perché obsoleti (i cosiddetti stranded assets).

Per quanto riguarda gli impatti sui mercati di sbocco, in un contesto economico che si sta sempre più convertendo a logiche sostenibili, lo sviluppo di prodotti e servizi sostenibili rappresenta una condizione di primaria importanza per la capacità dell’impresa di rimanere sul mercato. Gli impatti sui mercati di sbocco riguardano diversi aspetti:

  • La possibile perdita di competitività o di opportunità di crescita a causa di uno scarso livello di innovazione rispetto ai concorrenti che strutturano il loro business su prodotti sostenibili e tecnologie innovative.
  • La possibile contrazione della domanda a causa di consumatori sempre più consapevoli e sensibili, che prediligono prodotti o servizi sostenibili. L’attuale contesto di mercato dimostra come i consumatori siano sempre più informati e attenti sulle attività dell’impresa e sulle modalità di produzione. Pertanto, diventa fondamentale per l’impresa strutturare la propria offerta per incontrare le aspettative di sostenibilità della clientela.

Gli impatti sociali sulle imprese

Al pari dei fattori ambientali, anche i fattori sociali hanno diversi impatti sulle imprese e si ripercuotono su due dimensioni:

  • La gestione del personale attualmente impiegato nel processo produttivo.
  • La capacità di attrarre capitale umano di qualità, connessa alla gestione della reputazione dell’impresa.

Per quanto riguarda la gestione del personale, i punti critici sono due e tra loro interconnessi: la demotivazione e l’assenza di formazione.
Avere un team demotivato genera gravi impatti negativi sull’impresa. L’effetto più evidente della demotivazione è un elevato tasso di turnover a cui si associa una conseguente perdita di know-how a favore di imprese concorrenti. D’altro lato, non investire nella formazione continua del personale comporta una minore capacità di adattamento e di innovazione da parte dell’impresa ai nuovi contesti di mercato oltre che alimentare la demotivazione stessa.

Per quanto riguarda la gestione della reputazione, essa è un fattore chiave per attrarre talenti in un mercato del lavoro sempre più competitivo. Avere una reputazione aziendale compromessa comporta un peggioramento dell’immagine dell’impresa non solo per clienti, fornitori e partner, ma anche per potenziali dipendenti. Essere percepiti come un datore di lavoro dalla scarsa attrattiva rende complicato acquisire le candidature migliori, ridurre il turnover, incrementare la produttività e la motivazione, favorire l’innovazione e creare un clima di fiducia e collaborazione.

Il processo di transizione

I numerosi e significativi impatti ESG definiti nei paragrafi precedenti richiedono alle imprese di avviare un processo di transizione del proprio modello di business verso logiche sostenibili, con il doppio obiettivo di:

  • Rendere la propria attività “resiliente” agli impatti ambientali e sociali per preservare la propria competitività.
  • Sfruttare le opportunità offerte dal nuovo contesto di mercato per accrescere il proprio business.

Operativamente, questo processo di transizione deve essere avviato predisponendo un Piano di Sostenibilità. Nella costruzione di tale Piano di Sostenibilità, l’impresa deve dapprima definire un set di indicatori di performance (KPI) di sostenibilità sui pillar E, S e G. Successivamente, per ogni KPI selezionato devono essere esplicitati i target da raggiungere in una sequenza di specifici orizzonti temporali futuri (la durata complessiva del piano). Infine, il raggiungimento dei target negli orizzonti prestabiliti deve essere costantemente monitorato nel tempo.

Per aiutare a rispondere agli impatti ambientali e sociali sono state introdotte numerose normative internazionali che hanno definito target di sostenibilità science-based, pubblici e validi per tutte le imprese. Esempi di normative che definiscono obiettivi di sostenibilità sono dati dall’Agenda 2030 e dalla Tassonomia Europea.
Pertanto, nella definizione dei KPI e dei relativi target da raggiungere, le imprese trovano diversi riferimenti negli obiettivi di sostenibilità definiti nelle normative internazionali.

La transizione ambientale

Il piano per implementare il processo di transizione ambientale di un’impresa deve contenere la definizione di obiettivi che rispondano sia alla necessità di adattarsi agli impatti attuali e prospettici, sia di cogliere le opportunità offerte dal nuovo contesto.

Di seguito ne vediamo alcuni esempi.

La necessità più rilevante per le imprese è quella di strutturare modelli di business e processi aziendali resilienti agli impatti ambientali attuali e prospettici. Sviluppare modelli e processi resilienti è un tema di vitale importanza per tutte le imprese, soprattutto per quelle che svolgono attività capital intensive e che si affidano a reti capillari di fornitura e distribuzione. In tutti questi casi, avere degli asset proprietari e delle catene di fornitura resilienti agli impatti climatici permette di garantire il corretto funzionamento di tutto il processo produttivo anche in presenza di eventi climatici gravi che, in caso contrario, comprometterebbero la capacità di business.
Un esempio di opportunità, invece, è legata ai processi di efficientamento energetico. Le imprese possono avviare processi di transizione del loro fabbisogno energetico andando a ridurre significativamente i propri costi operativi, grazie all’efficientamento delle proprie strutture operative quali impianti produttivi, macchinari, immobili e catene logistiche. Inoltre, è probabile che il processo di innovazione tecnologica che si sta sviluppando sempre più rapidamente in questi anni, offrirà grandi opportunità alle imprese per l’efficientamento dei propri modelli di business.
Un’ulteriore opportunità è data dalla maggior sensibilità dei consumatori verso temi di sostenibilità. Questo nuovo contesto dà la possibilità alle imprese di accedere a nuovi mercati con ampie prospettive di crescita e privi di una concorrenza accesa. La transizione del modello di business può consentire alle imprese di inserirsi in settori ancora in fase embrionale; per tale motivo, le imprese che riusciranno a inserirsi più rapidamente in queste frange di mercato avranno la possibilità di consolidare la propria posizione competitiva in vista dello sviluppo futuro di tali settori.

La transizione sociale

Anche il piano per implementare il processo di transizione sociale di un’impresa deve contenere la definizione di obiettivi che rispondano a necessità di adattamento e siano di stimolo per cogliere nuove opportunità. Di seguito ne vediamo alcuni esempi.
Una necessità a cui le imprese devono adattarsi è una corretta distribuzione di genere ed età del personale, ad oggi richiesta dalle principali normative sul lavoro. Avere una corretta distribuzione della forza lavoro per fasce d’età e genere permette:

  • di garantire un rapido ricambio delle figure operative e di governance.
  • di aumentare la condivisione di diverse esperienze, competenze e sensibilità, contribuendo generare nuove idee e soluzioni per i problemi aziendali.
  • di migliorare la reputazione e l’attrattività dell’impresa.

Per questi motivi, è importante che le imprese adeguino le proprie policy di assunzione in modo tale da raggiungere una corretta distribuzione di genere ed età tra il personale, favorendo l’uguaglianza delle opportunità, il rispetto delle differenze e la valorizzazione delle diverse capacità.
Un esempio di opportunità, invece, sta nel miglioramento della gestione del personale, andando a strutturare un sistema di incentivazione e investendo molto nella formazione in modo tale da avere dipendenti motivati e con capacità di alto livello. Una buona gestione del personale garantisce all’impresa le risorse necessarie per incrementare il posizionamento di mercato grazie ad una maggiore produttività, innovazione e competitività.

Il reporting di sostenibilità per migliorare la comunicazione agli stakeholders sui piani di transizione

Rappresentare efficacemente le modalità con cui l’impresa si approccia ai temi della sostenibilità ed intende attuare il proprio processo di transizione è una leva strategica importante, in quanto permette all’impresa di informare tutti i propri stakeholders su come ha deciso di mitigare gli impatti e sfruttare le opportunità legate ai temi di sostenibilità.
A questo fine, il 14 dicembre 2022 è stata adottata la Direttiva (UE) 2022/2464, denominata Corporate Sustainability Reporting Directive (‘CSRD’). Tale Direttiva definisce i nuovi obblighi di disclosure in materia di sostenibilità da parte delle imprese, andando a modificare le disposizioni della precedente Non-Financial Reporting Directive (NFRD).

Le principali innovazioni della CSRD rispetto alle precedenti disposizioni della NFRD sono le seguenti:

  • Il campo di applicazione viene esteso a tutte le grandi imprese, con riduzione del limite a 250 dipendenti anziché 500, e a tutte le società quotate nei mercati regolamentati, comprese quindi le PMI quotate.
  • Tutti i Report di Sostenibilità saranno sottoposti all’obbligo di essere assoggettati alla cosiddetta “limited assurance”, nella prospettiva di raggiungere nel minor tempo possibile la “reasonable assurance” richiesta per il bilancio economico-finanziario.
  • Vengono introdotti standard di rendicontazione obbligatori e molto dettagliati: gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS).

L’utilizzo degli ESRS permetterà alle imprese di produrre informazioni di sostenibilità strutturate e comparabili, garantendo una comunicazione efficace con gli stakeholders. I punti più rilevanti degli ESRS sono i seguenti:

  • Gli ESRS richiedono che le imprese divulghino tutte le informazioni sui temi di sostenibilità che risultano materiali secondo il principio di doppia materialità. La doppia materialità è l’unione dell’impact materiality (impatti generati dall’impresa sulle persone e/o sull’ambiente) e della financial materiality (effetti economici dei temi di sostenibilità sull’impresa).
  • Devono essere divulgati piani di azione contenenti informazioni prospettiche su come l’impresa intende attuare il proprio processo di transizione.
  • Devono essere sistematicamente valutati i rischi e le opportunità dei temi di sostenibilità materiali, quantificandone gli impatti sull’impresa (ESG Risk Management).

La finanza a supporto dei piani di transizione

Per finanziare i processi di transizione definiti nei Piani di Sostenibilità, la legislazione europea ha introdotto degli appositi strumenti finanziari mediante la Tassonomia Europea (Regolamento UE 2020/852).

In particolare, la Tassonomia Europea distingue tra prodotti finanziari “Taxonomy-compliant” (ex Articolo 5 del Regolamento UE 2020/852) e prodotti finanziari non “Taxonomy-compliant” (ex articoli 6 e 7 del Regolamento UE 2020/852).
I prodotti finanziari ex Articolo 5 finanziano piani di transizione formalmente approvati dal CDA dell’impresa in cui i target sono fissati in modo da soddisfare i requisiti science-based definiti dalla Tassonomia Europea (criteri di vaglio tecnico).

Gli strumenti finanziari che investono esplicitamente in piani di transizione allineati alla Tassonomia (strumenti finanziari ex Articolo 5) sono i soli investimenti sostenibili che possono essere considerati nell’indice di sostenibilità delle istituzioni finanziarie, il Green Asset Ratio (GAR). Il GAR rappresenta il rapporto tra l’ammontare dei finanziamenti ecosostenibili sul totale dei finanziamenti bancari. Il GAR è l’indicatore principale per determinare il livello di ecosostenibilità dell’attività bancaria. Pertanto, le banche sono incentivate a investire nei progetti delle imprese che hanno come finalità il raggiungimento dell’allineamento alle disposizioni della Tassonomia Europea delle proprie attività economiche.
In questo contesto, formulare Piani di Sostenibilità secondo i requisiti normativi, definendo target di allineamento ai requisiti della Tassonomia Europea (che possono quindi essere finanziati con strumenti ex Articolo 5), ha i seguenti impatti per l’accesso al credito:

  • Formulare richieste di finanziamento secondo schemi e contenuti standardizzati indicati dalla normativa (Tassonomia) risulta più agevole per le imprese.
  • Richieste di finanziamento standardizzate facilitano e velocizzano per le imprese l’interlocuzione con le banche e gli altri investitori.
  • Richieste di finanziamento ex Articolo 5 della Tassonomia risultano preferibili per le banche (a parità di altre condizioni), in quanto permettono di aumentare il loro GAR e quindi il loro indice di sostenibilità da comunicare al mercato secondo i requisiti normativi.

Skilla propone due percorsi formativi: “Protagonisti della Sostenibilità” e “Le imprese e i principi ESG – Environmental, Social e Governance” grazie ai quali tutte le funzioni aziendali possono allinearsi sull’importanza degli obiettivi di sostenibilità, comprendere meglio le politiche di sostenibilità aziendali e approfondire l’orizzonte normativo europeo relativo alla disclosure di sostenibilità.

Scritto da: Andrea Giacomelli il 17 Maggio 2023

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