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Benessere organizzativo: l’impatto di IA e automazione

Da quando l’Intelligenza Artificiale e l’automazione hanno iniziato a diffondersi ampiamente in diversi settori, dalla produzione industriale alla sanità, il benessere, le opportunità e i rischi fisici, psicosociali e organizzativi legati a queste tecnologie sono diventati il fulcro di numerose analisi e studi. Esaminiamo come queste innovazioni stanno influenzando il benessere organizzativo.

Definire il benessere organizzativo

Per analizzare e comprendere come promuovere il benessere organizzativo, partiamo dalla definizione di cosa si intende per benessere nei contesti lavorativi.

Il Ministero dell’Istruzione definisce il benessere organizzativo come “la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori che operano al suo interno”. Il benessere organizzativo, o aziendale, è quindi un concetto trasversale che riguarda ogni persona in quanto parte di una specifica realtà organizzativa, indipendentemente dai suoi compiti o ruolo.

Stimare e prevedere l’impatto delle tecnologie nel mondo del lavoro è un’operazione complessa. Secondo una ricerca del World Economic Forum, l’integrazione dell’IA nei processi aziendali potrebbe incrementare la produttività globale fino al 40% entro il 2035. Le aziende che adotteranno queste tecnologie potranno ridurre i costi operativi e migliorare l’efficienza, consentendo ai lavoratori di concentrarsi su compiti più creativi e strategici.

Daron Acemoğlu, economista tra i maggiori esperti di innovazione tecnologica, ha invece recentemente rivisto al ribasso le sue stime sull’impatto dell’IA, sostenendo che i risparmi in termini di costo del lavoro saranno molto inferiori a quelli ottenuti a suo tempo con l’introduzione dei robot nelle fabbriche.

Rischi e opportunità per il benessere organizzativo

EU-OSHA è l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (European Agency for Safety and Health at Work) che sta guidando una campagna a livello europeo per il biennio 2023-2025 dal titolo “Ambienti di lavoro sani e sicuri nell’era digitale”.
L’obiettivo di questa campagna è sensibilizzare a livello europeo sul legame tra utilizzo della tecnologia digitale e implicazioni su salute e sicurezza sul lavoro.

Secondo i dati raccolti e divulgati da EU-OSHA la diffusione della tecnologia e le automazioni che avvengono grazie all’Intelligenza Artificiale portano una serie di conseguenze importanti in tema di salute e sicurezza sul lavoro sia in termini di rischi sia di opportunità.

In particolare, all’interno della ricerca, l’agenzia ha analizzato 16 casi studio ambientati in luoghi di lavoro che utilizzano tecnologie di IA e automazione. Ognuno di questi ha presentato caratteristiche specifiche legate allo scenario e alla particolarità delle risorse e delle tecnologie coinvolte, ma è comunque possibile e importante identificare e analizzare opportunità e rischi che ricorrono con maggiore frequenza.

Benefici fisici e sfide psicosociali

I dati dell’EU-OSHA evidenziano come ci siano molte implicazioni positive a favore dell’automazione e IA se guardiamo alla salute fisica delle persone, mentre diversa è la situazione per quanto riguarda gli aspetti psicosociali e organizzativi.

Gli aspetti positivi sul benessere fisico delle persone sono principalmente attribuibili al fatto che, tramite l’automazione e l’uso dell’Intelligenza Artificiale, è possibile ridurre il carico di lavoro fisico, evitare di operare in ambienti insalubri o, più in generale, pericolosi. Questi benefici si traducono anche in un minor carico cognitivo; ad esempio, l’energia un tempo impiegata per valutare la sicurezza di un processo ora è inferiore e può essere parzialmente dedicata ad altre attività.

Tra le altre opportunità troviamo:

  • aumento della variabilità dei compiti, assegnando quelli più monotoni e ripetitivi a sistemi automatizzati, con la conseguente possibilità di dedicarsi a lavori più complessi e impegnativi;
  • upskilling e riqualificazione di lavoratori che si trovano a gestire queste nuove tecnologie, imparando quindi a conoscerle e a studiarle;
  • incremento dell’inclusività, perché grazie all’uso dell’automazione è possibile rendere i luoghi di lavoro accessibili anche a persone con esigenze specifiche. Ad esempio, l’uso di robot o dispositivi automatizzati può aiutare le persone con mobilità ridotta a svolgere compiti che altrimenti sarebbero difficili o impossibili.

Un discorso molto diverso va invece fatto per quanto riguarda gli aspetti psicosociali e organizzativi, aree in cui l’automazione e la spinta dell’IA hanno evidenziato opportunità, ma anche notevoli criticità. Gli aspetti psicosociali riguardano gli ambiti della salute mentale, dell’autonomia e della fiducia. Analizzandoli si nota che:

  • a livello di salute mentale si riscontra un sovraccarico cognitivo affiancato dalla paura di perdere il lavoro e dalla paura di lesioni;
  • a livello di fiducia, i rischi sono legati alla sfiducia e a un atteggiamento negativo nell’approccio all’incremento tecnologico e all’automazione.

Andando ulteriormente in profondità, emerge in maniera diffusa come maggior rischio percepito sia la paura della perdita del lavoro, nonostante ci siano forti rassicurazioni che l’uso dell’automazione preveda compiti diversi ma non di essere sostituiti.

Mentre le aziende sostengono la necessità di upskilling e reskilling, il mondo del lavoro è caratterizzato da un diffuso timore, soprattutto nella fase iniziale di introduzione dell’intelligenza artificiale e delle automazioni nei processi. Questo aspetto può essere correlato anche a depressione, ansia e una generale bassa soddisfazione, rendendo più complessa l’adozione delle nuove tecnologie e la comprensione dei benefici che ne possono derivare.

Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, i principali rischi evidenziati dalle analisi sono legati alla trasformazione del lavoro e, in particolare, si manifestano come timore per la dequalificazione, l’imprevedibilità e la diminuzione della completezza dei compiti.

Le aziende analizzate ammettono che alcune competenze specifiche non saranno più necessarie e pertanto saranno escluse dai programmi formativi. Tuttavia, questo non implica una pura dequalificazione, poiché in questi casi si lavora parallelamente allo sviluppo di nuove qualifiche e formazioni sulle competenze emergenti.

Anche la necessità di personale altamente qualificato per gestire le ultime tecnologie adottate può essere interpretata in due modi distinti: da un lato, si creano nuovi posti di lavoro, mentre dall’altro, l’impossibilità di formare adeguatamente le risorse già presenti potrebbe prolungare i tempi di introduzione tecnologica o limitare la diffusione dell’Intelligenza Artificiale.

L’impatto sulle competenze

Un report dell’OECD pubblicato ad aprile 2024 evidenzia il cambiamento nella domanda di competenze dovuto all’Intelligenza Artificiale. Analizzando le offerte di lavoro in 10 paesi, il report classifica le occupazioni in base al livello di esposizione all’IA: alta, moderata e bassa.

Per le professioni ad alta esposizione, come quelle nella consulenza e finanza, sono principalmente richieste competenze legate alla gestione delle risorse e dei processi aziendali, accompagnate da una significativa crescita nella domanda di competenze cognitive (es. originalità e problem-solving) e digitali avanzate (es. software per l’ufficio).

Per le professioni a bassa esposizione sono richieste competenze tecniche e manuali, con una minore ma crescente domanda di competenze emotive e cognitive.

Secondo una ricostruzione storica, il cambiamento delle competenze è una fase tipica delle rivoluzioni tecnologiche. Tali rivoluzioni hanno sempre portato a un miglioramento del benessere economico e complessivo dopo un periodo di assestamento legato proprio al cambiamento delle competenze richieste.

Strategie per migliorare il benessere organizzativo

Il benessere organizzativo è diventato una priorità per le aziende, che investono sempre più nel suo sviluppo, riconoscendone le implicazioni positive sia per i dipendenti sia per la performance complessiva dell’organizzazione.

Agire attivamente sul benessere organizzativo richiede consapevolezza del clima aziendale. In momenti cruciali, come la rivoluzione tecnologica attuale, è importante adottare nuovi strumenti e strategie che permettano di prestare attenzione al fattore umano, alle reazioni psicologiche, fisiche e sociali dei lavoratori, e alle relazioni interpersonali, soprattutto quando queste sono trasformate dall’uso di strumenti di Intelligenza Artificiale.

Analizzare il clima aziendale permette di pianificare azioni che migliorino la felicità dei dipendenti, elemento chiave del benessere organizzativo. La felicità in un contesto aziendale si basa sulla condivisione dei valori, sul senso di appartenenza a un gruppo e sull’attenzione alle esigenze individuali in termini di crescita professionale, formazione e informazione, oltre al riconoscimento dell’autonomia.

Per migliorare il benessere organizzativo, si può lavorare su due fronti paralleli: cultura aziendale e attenzione alle singole persone. Intervenire sulla cultura aziendale facilita la condivisione dei valori e stimola la passione per il lavoro, poiché i dipendenti si sentono parte di un progetto di cui conoscono obiettivi e fasi. Dal punto di vista individuale, è fondamentale riconoscere il contributo dei dipendenti tramite ricompense non solo monetarie e considerare i valori generazionali, affinché si sentano parte attiva di un sistema complesso.

Le tecnologie di Intelligenza Artificiale rappresentano un’opportunità straordinaria per migliorare efficienza e produttività, ma presentano anche sfide significative. La loro adozione deve essere accompagnata da strategie mirate al benessere organizzativo e al reskilling della forza lavoro per evitare di creare o accentuare disuguaglianze.

Scritto da: Arianna Meroni e Camilla Zan il 25 Luglio 2024

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