TRA MICRO E MACRO
Da sempre l’uomo cerca di indagare ed esplorare il futuro. Una storia di oracoli e vaticini, di costellazioni e stelle fisse, una storia che il 17 febbraio 2021, ha assunto la forma contemporanea dell’evento online. “Exploring the Future”, l’esplorazione del futuro, non solo è un’antica ambizione dell’uomo, ma è anche il filo rosso che unisce i 30+6 eventi organizzati da Skilla.
Tra i tanti temi affrontati e da affrontare, il “microlearning” è stato il protagonista della terza lectio magistralis. Perché? O meglio: qual è la condizione di futuro presente nel “microlearning”? Cosa si intende con “microlearning”? A tutte queste domande si è tentato di rispondere nel corso dell’evento.
Marco Amicucci, CFO Skilla, Pier Giuseppe Rossi, Past President Sirem, e Pierangelo Soldani, vicecapo redattore Nova24, hanno introdotto il tema e ribadito la centralità del microlearning nella società attuale. Si è notato, inoltre, come il microlearning sia un “tema frontiera tra la ricerca universitaria e il mondo aziendale”.
Dopo la breve introduzione, necessaria e panoramica, la parola è passata all’esperto Piercesare Rivoltella, professore dell’Università del Sacro Cuore. In maniera molto chiara, e con qualche spunto d’ironia, ha delineato i tre punti che sarebbero poi stati trattati nel corso della discussione.
Capire le ragioni socioculturali che hanno reso il microlearning “un trend globale dell’apprendimento”, per giungere poi alla definizione di “microlearning”. In ultimo, fare luce su alcune innovative pratiche didattiche.
In pochi minuti, gli uditori hanno avuto una macro-visione delle micro-tematiche di cui si sarebbe discusso.
Ma quindi… che cosa si intende quando diciamo: “microlearning”?
Secondo una delle nove definizioni date da Theo Hug “il microlearning è una sequenza di microattività e microcontenuti, caratterizzati dall’essere interattivi e multimediali”.
Alla base di questa definizione, specialistica e un po’ astratta, c’è in realtà un elemento altamente concreto: il mondo che tutti i giorni viviamo. Un mondo, dice Rivoltella, che ha mutato le proprie coordinate spazio-temporali. L’accelerazione del vivere, la mutevolezza degli ambienti; un’attenzione frammentata, un’umanità nomade. A causa di questi cambiamenti epocali, i tradizionali contenuti formativi, lunghi complessi ed esaustivi, stanno cedendo il passo a insegnamenti rapidi, concisi ed essenziali.
Tempi brevi e spazi in perpetuo mutamento. Come può l’attenzione durare a lungo? Basta sentire il rumore di una notifica, che la mente si distrae.
Internet e gli smart-device fanno sempre più parte delle nostre vite. Essi possono essere definiti la causa strumentale, il mezzo vero e proprio, che consente la fruizione dei nuovi contenuti formativi: in ogni momento e in ogni luogo! Ma questi momenti sono un piccolo lasso di tempo e questi spazi freneticamente dinamici. Va da sé che i contenuti formativi per essere efficaci devono rispondere alle nuove coordinate della vita umana.
Non è però soltanto una questione di spazio e tempo, di strumenti e reti internet. È anche e soprattutto una questione di attenzione. Il microlearning risponde a una precisa richiesta cognitiva: non imbottire le menti di nozioni e nozioni, ma dare il giusto stimolo e ispirare. Non presentare la materia in maniera complessa, ma sciogliere i nodi del sapere in una rete di connessioni rapide e veloci.
Il microlearning: necessità o possibilità?
I tre concetti di spazio, tempo e attenzione sono alla base dell’esperienza di tutti noi. Il microlearning per tanto si fa carico di una innovazione didattica intergenerazionale, che non riguarda soltanto i millennials come comunemente si tende a pensare. Dai più adulti ai più giovani, tutti viviamo nello stesso mondo veloce, frenetico e disattento.
Asserire, però, che il microlearning è una necessità in risposta allo spirito del tempo appare riduttivo. Il microlearning, infatti, è anche potenzialità e possibilità di progresso. Esso non solo risponde alle esigenze quotidiane delle persone, ma apre anche all’opportunità di un insegnamento maggiormente efficace. Siamo di fronte ad un oceano blu da esplorare.
Il Just-in-time teaching, l’apprendimento situato sono frammenti di futuro nel presente. Osservando da vicino queste pratiche didattiche possiamo notare delle caratteristiche comuni: l’essere on the job, l’uso frequente di feedback, l’assessment as learning. Con grafici e statistiche real time, forniti da app e nuovi tool, la classe e gli allievi conoscono se stessi. L’apprendimento, perciò, si allarga e diventa un’esperienza totale, che cerca di coinvolgere la persona nella sua interezza.
Il macro non scompare, si nasconde nel micro!
C’è dietro al microlearning qualcosa di grande: di macro. La nascente “didattica del frammento” presuppone un’invisibile macro-idea che dia senso ai tanti microcontenuti formativi. Il nome stesso – “microlearning” – tende a nascondere il proprio lato macro: un po’ come la luna che mostra soltanto una faccia. I microcontenuti e le microattività in verità hanno una cornice invisibile che li unisce ed è questa “cornice” a dare un significato unitario.
Il compito del futuro formatore starà nel nascondere il macro nel micro, nello scomporre, semplificare e moltiplicare ciò che è uno e complesso. Non esiste contenuto che non sia semplificabile, ma esiste lo sforzo che il formatore deve fare per rendere le cose semplici. Tra micro e macro corre un’interdipendenza, sono due volti della stessa luna.
Se non hai potuto seguire l’evento completo, qui di seguito puoi vederne l’abstract.