Colloqui Memorabili: il lato umano della selezione

Le risposte più sorprendenti alla domanda “Quali sono i tuoi punti deboli?”

Ogni HR sa che, per quanto la domanda “Quali sono i tuoi punti deboli?” possa sembrare una sfida ben conosciuta, è anche un’opportunità preziosa per scoprire molto più di quanto ci si aspetti dal candidato o dalla candidata. Questa domanda, che sembra un cavallo di battaglia dei colloqui, continua a rivelare risposte che ci sorprendono e ci fanno riflettere. Anche se molte risposte sono ormai prevedibili, ci sono casi in cui il candidato riesce a offrire risposte davvero memorabili, che vanno al di là del cliché e ci raccontano molto sulla persona che abbiamo di fronte.

La risposta più comune, “Sono troppo perfezionista”, è ormai un classico che fa alzare gli occhi al cielo a molti recruiter. Ma in realtà, c’è un valore in questo tipo di risposta, se viene data con consapevolezza. Una persona che ammette di essere perfezionista può anche mostrare di porre attenzione ai dettagli, ma anche di essere in grado di riconoscere i limiti della propria natura e lavorare su di essi per migliorare. E questo è solo uno degli esempi di come la domanda può andare oltre il semplice tentativo di rispondere in modo “politicamente corretto” e invece diventare un’opportunità per parlare di sé con sincerità.

In realtà, le risposte che ci colpiscono di più sono quelle che rivelano la capacità del candidato di essere autocritico in modo costruttivo. Per esempio, c’è chi, con un sorriso disarmante, ammette: “A volte mi faccio prendere troppo dalla passione per i progetti e perdo un po’ la visione d’insieme.” Una risposta che non solo denota consapevolezza dei propri punti deboli, ma anche la volontà di affrontarli e di fare in modo che non diventino un ostacolo. E questo è l’aspetto più positivo di questa domanda: aiuta a scoprire come i candidati vedono sé stessi e sé stesse, soprattutto, come sono pronti a migliorarsi.

La sincerità e l’umorismo di alcune risposte sono una vera e propria opportunità per riflettere su quanto i candidati si sentano liberi di parlare delle proprie imperfezioni in modo sincero. Questi momenti di verità ci fanno vedere chi si candida per una posizione lavorativa sotto una luce diversa, più autentica.

Un consiglio che potremmo dare a chi si prepara per un colloquio?

Siate genuini, non cercate di rispondere con soluzioni troppo ingegnose. A volte è meglio ammettere le proprie debolezze e raccontare come si sta lavorando per migliorarle. Alla fine, la perfezione non è quello che conta, ma la capacità di crescere e adattarsi.

Quando il CV racconta una storia “creativa”

Il curriculum vitae è il nostro specchio nel mondo del lavoro, ma a volte è anche un po’… un’opera di fantasia! Ogni HR sa che non si può mai prendere per oro colato ogni descrizione di esperienze o competenze che leggiamo, ma ci sono casi in cui le discrepanze tra quello che è scritto nel CV e la realtà sono talmente evidenti da risultare quasi esilaranti.

Un esempio sono i candidati e le candidate che si presentano, ad esempio, come “Head of Digital Transformation”, ma durante il colloquio si scopre che il loro ruolo consisteva principalmente nell’ordinare nuovi laptop per l’ufficio e nel configurare l’email aziendale. Un’esagerazione? Forse. Ma questa situazione fa pensare: se da un lato è importante essere ambiziosi nel presentarsi, è altrettanto cruciale non travisare le proprie esperienze, per non rischiare di fare una brutta figura durante il colloquio.

È importante che un candidato sappia raccontare il proprio percorso in modo autentico. A volte le esperienze più umili, se raccontate con onestà e con il giusto spirito di crescita, hanno un impatto molto maggiore di un titolo pomposo o di un “compito di responsabilità” che non corrisponde alla realtà. Il miglior CV non è quello più “lucido”, ma quello che riflette la realtà del candidato, con tutte le sue sfumature, e che mostra la sua capacità di apprendere e migliorare.

L’abbigliamento e il rispetto per l’occasione

Il proverbio dice “L’abito non fa il monaco”, ma nel mondo del lavoro, l’abbigliamento gioca comunque un ruolo fondamentale nel trasmettere un messaggio di rispetto per l’occasione e per l’azienda. Certo, il dress code varia a seconda del contesto, ma una cosa è certa: l’atteggiamento di un candidato nei confronti di un colloquio dice molto sulla sua professionalità.

Un esempio classico è quello di chi, durante la pandemia, si presentava anche per posizioni importanti in giacca e cravatta, per poi scoprire che indossava shorts e ciabatte al primo movimento imprevisto.

Sebbene anche un po’ di informalità in certi contesti può essere vista come un segno di apertura e di originalità, c’è sempre il rischio che eccedere venga interpretato come mancanza di rispetto per l’occasione. E questo è qualcosa che non va mai sottovalutato, soprattutto per un HR che deve fare delle scelte importanti.

Domande inaspettate: un segno di curiosità

La bellezza di un colloquio non sta solo nella preparazione, ma anche nella spontaneità delle domande che vengono fatte. Quando un candidato riceve una domanda inaspettata, magari un po’ fuori dagli schemi, è come se si aprisse una finestra sulla sua creatività e sul suo spirito di adattamento.

Domande come “Avete una politica aziendale riguardo ai dipendenti che sono segretamente supereroi?” potrebbero sembrare assurde, ma in realtà ci ricordano che il mondo del lavoro è anche un mondo di opportunità. Rispondere con un sorriso, senza prendersi troppo sul serio, può essere un ottimo modo per dimostrare che si è pronti a far fronte a qualsiasi sfida, anche quella più inaspettata.

Queste domande e risposte bizzarre non solo dimostrano la curiosità dei recruiter, ma anche il loro desiderio di scoprire le sfumature della personalità di un candidato o di una candidata. È proprio attraverso questi momenti di leggerezza che spesso si costruisce una connessione più profonda tra le risorse umane e chi si sta candidando.

Alla fine, ogni colloquio è un’occasione per conoscere una nuova persona, e questo è quello che arricchisce davvero il lavoro quotidiano di chi si occupa di Risorse Umane.

Scritto da: Team Skilla il 19 Marzo 2025

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