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Come gestire il benessere mentale in azienda: il ruolo della Mindfulness

Nello scenario attuale sono moltissime le persone che soffrono di disturbi mentali: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima ce ne siano circa un miliardo in tutto il mondo.
Tutti possiamo vivere una difficoltà di questo tipo legata al benessere mentale, può trattarsi di un disturbo temporaneo, emergente in una fase delicata della vita, oppure più duraturo. Probabilmente alcune condizioni di disagio mentale interessano chi è intorno a noi: una persona cara, un’amica, un collega o un parente.
È quindi importante informarsi e capire cosa fare per gestire il proprio benessere mentale e quello altrui: in questo articolo definiremo il benessere mentale e cercheremo di capire come le organizzazioni possono promuoverlo, quali iniziative possono attuare, scopriremo poi il ruolo che gioca la mindfulness nel supportare le persone che lavorano.

Il benessere mentale: definizione

Come descritto nella pillola “Benessere mentale” di Skilla, il benessere mentale è considerato dall’OMS una componente essenziale della salute e si definisce come «uno stato di benessere nel quale una persona può realizzarsi, superare le tensioni della vita quotidiana, svolgere un lavoro produttivo e contribuire alla vita della propria comunità».
Il benessere mentale è influenzato in larga misura dal contesto (come l’ambiente e la situazione economica) e dalle caratteristiche personali (come il patrimonio genetico o il proprio vissuto).

L’importanza di promuovere il benessere mentale in azienda per fronteggiare lo stress

In Italia, un’indagine dell’Ordine Nazionale degli Psicologi del 2021 riporta che il 77% degli italiani soffre di stress di livello medio (43%) e alto (34%). Di questi, il 51% ne attribuisce la causa primaria alla pandemia da coronavirus, la quale ha avuto un forte impatto negli ultimi anni sulla salute collettiva, tanto che si può parlare dello stress come una condizione costante e strutturale.
Relativamente allo stress nel luogo di lavoro, dall’edizione 2022 dell’Osservatorio Mindwork “Wellbeing in progress”, emerge che in Italia il 60% degli under 34 si è dimesso per motivi legati a malessere psicologico. Sempre secondo la ricerca dell’Osservatorio Mindwork ma dell’anno precedente, 1 persona su 3 ha dichiarato di essersi assentata dal lavoro a causa di eccessivi carichi di stress e ansia. A questi dati si va a sommare una percezione di inefficacia delle iniziative promosse dalla propria azienda per migliorare il livello di benessere o ridurre lo stress legato al lavoro (per il 42% del campione).
Questo fenomeno alimenta e acuisce la percezione di uno scarso senso generale del lavoro ovvero di una perdita di significato dello stesso, generando fenomeni come le dimissioni di massa (“great resignation”) ed il “quiet quitting” (riduzione dell’impegno dedicato al proprio lavoro), sempre più oggetto di notizie e dibattiti proprio perché alcune culture aziendali vengono percepite come tossiche e poco attente al benessere dei lavoratori.
Emerge quindi la necessità nelle organizzazioni di coltivare capacità e risorse in grado di fronteggiare lo stress per sostenere il benessere mentale e costruire ambienti di lavoro che lo facilitano, aumentando la qualità della vita e del lavoro delle persone che collaborano in essa.

Possibili programmi e iniziative da implementare

Cosa può fare un’organizzazione per valutare e promuovere il benessere mentale dei propri lavoratori? Prima di tutto, informare e formare, facendo conoscere i problemi e le possibili soluzioni, creando consapevolezza sul tema. Ma anche investire risorse per fornire strumenti di aiuto e sostegno.
Un concetto da trasmettere ai propri collaboratori potrebbe essere la teoria dei pilastri del benessere mentale: aspetti da curare quotidianamente per una buona salute della mente e del corpo. La comunità scientifica è concorde sull’importanza di sonno, alimentazione, movimento, socialità e pratica di attività distensive o contemplative (es. yoga o meditazione).

Sono inoltre moltissime le possibili iniziative e i progetti da mettere in campo per promuovere una cultura del benessere mentale in azienda. Di seguito una serie di esempi:

  • Formazione manager: fornire ai manager una formazione specifica per riconoscere i segnali legati al malessere mentale nei membri del team e per progettare azioni di sostegno adeguate, anche con percorsi di e-learning, come la pillola sul Benessere mentale di Skilla.
  • Strumenti di autovalutazione: mettere a disposizione e promuovere strumenti di autovalutazione del benessere mentale, come test o scale di misurazione.
  • Benessere relazionale: inserire appuntamenti periodici di incontro/contatto tra colleghi in cui dare la possibilità̀ di aprire un confronto sia a livello operativo che emotivo.
  • Coaching: offrire programmi gratuiti o sovvenzionati di coaching e supporto di specialisti.
  • Materiale informativo: distribuire materiale informativo, come opuscoli, volantini e video sul benessere psicologico, con informazioni sui segnali da non sottovalutare, i rischi se non si interviene e le opportunità̀ di trattamento.
  • Ambienti dedicati: creare spazi dedicati per attività̀ di rilassamento, mindfulness e digital detox.
  • Mental wellbeing design: offrire a tutti l’opportunità̀ di partecipare alla scelta e attuazione di strumenti e iniziative per influire positivamente sul benessere mentale
  • Training di mindfulness: organizzare training sulle tecniche di gestione dello stress, come mindfulness o esercizi di respirazione, per migliorare la concentrazione e la motivazione.

La mindfulness a supporto del benessere dei lavoratori

La mindfulness è collocata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ai primi posti tra gli interventi psicosociali per la gestione dello stress, insieme alle terapie di natura psicologica. Di cosa si tratta?

È la capacità di essere presenti nel momento presente, mettendo da parte giudizi e categorizzazioni mentali. La definizione operativa più diffusa è “consapevolezza che emerge portando attenzione all’esperienza del momento presente, in modo non giudicante” (Jon Kabat-Zinn).
Negli Stati Uniti, l’uso di questa pratica è in rapida crescita: quasi il 14% della popolazione l’ha sperimentata (Insider Fitt, 2022).
Anche in Italia l’interesse verso la mindfulness sta crescendo. Come evidenziano i dati di Google Trends, le ricerche relative al termine “mindfulness” sono più che triplicate dal 2004 ad oggi.

Le pratiche di mindfulness sono accessibili, ovvero adatte a tutte le persone (anche in presenza di disabilità fisiche) e possono essere svolte ovunque senza la necessità di particolari attrezzature o strumenti. Sono convenienti, hanno un costo accessibile. Sono inoltre scientificamente validate e comportano benefici a lungo termine se svolte con costanza.

I benefici della pratica di mindfulness sono numerosi. I principali:

  • Riduzione dello stress e dell’ansia: si riducono i livelli di stress e ansia, migliorando la capacità di gestire le emozioni difficili.
  • Miglioramento della salute mentale: può ridurre i sintomi della depressione e aumentare il benessere psicologico in generale.
  • Maggiore concentrazione e attenzione: l’attenzione diventa più acuta, grazie all’esercizio della capacità di focalizzarsi sul presente riducendo le distrazioni.
  • Potenziamento della memoria a breve e lungo termine.
  • Crescita della qualità del sonno: riduce l’insonnia e migliora la qualità del sonno.
  • Miglioramento delle relazioni: può migliorare la qualità delle relazioni interpersonali, promuovendo una maggiore empatia e comprensione degli altri.

Esercizi e pratiche per cominciare

È possibile cominciare a praticare la mindfulness con risorse come libri, app ed esercizi guidati. È sempre consigliabile approfondire rivolgendosi a un centro di pratica o a istruttori con valide certificazioni riconosciute. Il corso più diffuso a cui si può partecipare si chiama MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) ed è un protocollo di otto settimane con incontri settimanali e pratiche guidate da fare a casa.

Proponiamo di seguito alcuni semplici esercizi da sperimentare anche all’occorrenza quando si è in uno stato di agitazione e nervosismo: il monotasking e lo STOP.

Monotasking

Un modo per praticare mindfulness è portarla nella quotidianità. Possiamo provare anche quando stiamo svolgendo compiti noiosi o camminando in ufficio verso il distributore del caffè: qualsiasi attività può diventare una pratica se svolta con un’attenzione di tipo mindful, cioè focalizzata sull’esperienza del momento presente e, per quanto possibile, non giudicante. Che l’ambiente intorno a noi sia familiare o meno, cerchiamo, in questo modo, di guardare i dettagli del mondo circostante con occhi nuovi.
Il monotasking chiede semplicemente di scegliere un’attività che solitamente svolgiamo in multitasking (ad esempio scrivere una mail mentre ascoltiamo musica) e ogni tanto dedicarci all’attività scelta con tutta la nostra attenzione senza iniziare altri compiti in contemporanea. In questo modo alleneremo il muscolo dell’attenzione, che ci sarà poi utile nei momenti di stress per essere meno reattivi.

STOP

Per gestire meglio lo stress, occorre accorgersi di quello che ci succede (nel corpo, nella mente e con le emozioni) per poi scegliere la risposta più adeguata invece di reagire in modo abituale, inconsapevole e automatico.
Lo STOP ci invita a compiere quattro azioni quando siamo in una situazione di stress imprevista: fermarci (S di Stop), respirare (T di Take a breath), osservare (O di Observe), procedere (P di Proceed).

  • Fermandoci, mettiamo in pausa quello che stiamo facendo, prendiamo una pausa per una frazione di tempo (da qualche secondo fino a un minuto).
  • Poi, respiriamo normalmente e in modo spontaneo, seguendo il respiro che entra e esce dal naso. Possiamo anche ripetere mentalmente “inspiro” quando inspiriamo ed “espiro” quando espiriamo, se questo può aiutarci.
  • Osservando, notiamo la nostra esperienza così com’è, includendo pensieri, sensazioni ed emozioni. Possiamo notare cosa c’è nella mente in questo momento e che i pensieri non sono statici, ma fluttuano costantemente. Portiamo l’attenzione alle emozioni e a come si manifestano nel corpo. Alcuni studi dimostrano che il semplice fatto di nominare le emozioni può avere un effetto calmante e ridurre paura e stress.
  • Procedendo, mettiamo subito in pratica qualcosa che ci può aiutare in questo momento: parlare con una persona amica, massaggiarci le spalle, fare una breve pausa all’aria aperta, prendere un tè.

Questi esercizi sono da vivere come fossero esperimenti, con curiosità, per notare cosa cambia a seconda dei diversi momenti in cui li svogliamo e cosa ci succede.
Sono uno dei modi che abbiamo per gestire e curare il nostro benessere mentale, in modo semplice e con pochi minuti al giorno.

Scritto da: Paolo Roganti il 20 Marzo 2023

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