Conversazioni – Marco Amicucci intervista Pier Giuseppe Rossi dell’Università degli Studi di Macerata
M. A.: Mi piacerebbe parlare del tema del design e della bellezza dell’e-learning, cosa le viene in mente?
P. G. R.: Quando penso al design, penso alla progettazione e a tutto ciò che c’è dietro al percorso e-learning, anche da un punto di vista didattico, dove la bellezza è qualcosa che riguarda la struttura e come i dispositivi vengono tra loro intrecciati. Per me la bellezza dell’e-learning si trova in questa capacità dei dispositivi di animarsi. Che cosa significa animarsi? Quando inizialmente vengono costruiti sono quasi delle scatole vuote con dei materiali quando le persone iniziano a popolarle, diventano delle strutture che si autoalimentano con gli interventi e i materiali aggiuntivi dei docenti, e con la partecipazione cognitiva e affettiva di quelli che intervengono.
M. A.: Il design, dunque, come processo di creazione e produzione di un percorso e-learning?
P. G. R.: Come produzione di un percorso e-learning che si realizza mentre il corso va avanti. Al contrario, se pensiamo ai corsi in presenza li vediamo già strutturati un corso e-learning si arricchisce e si alimenta mentre progredisce. Vive dopo che è stato iniziato. Noi vediamo molto spesso l’e-learning come la possibilità di fare formazione quando non abbiamo la disponibilità di spazio e di tempo quando, ad esempio, le persone sono lontane, oppure quando non hanno il tempo di recarsi in un posto. Io penso che dovremmo valorizzare l’e-learning per quello che sa fare e per quello che la presenza non sa fare. Oggi, il discorso sulla formazione delle competenze nell’e-learning ci permette di capire ciò che non riusciamo a fare nella formazione in presenza, grazie ad una dialettica incentrata sull’importanza di una connessione tra le esperienze dei soggetti coinvolti. Questo intendo per bellezza come specificità dell’e-learning.
M. A.: Tutto questo è molto interessante, perché, tradizionalmente, nelle aziende, l’e-learning è stato introdotto come soluzione per la riduzione dei costi. Io credo che questo sia solo un aspetto (ovviamente valido), ma, iniziamo a valorizzare veramente l’e-learning solamente se ne cogliamo la potenzialità formativa, una peculiarità che non riusciamo a trovare in altri strumenti. Ci fornisca un esempio in questo senso.
P. G. R.: Sono d’accordo. Quando riduciamo l’e-learning alla formazione in presenza, perdiamo molto. Ci sono degli esempi nella formazione in cui diventa centrale il partecipante, perché sorregge e alimenta il percorso stesso. Noi abbiamo fatto un percorso di formazione in campo medico, e la ricchezza non era data solamente dall’intervento dei docenti, ma anche dalle esperienze che venivano riportate dai partecipanti. In presenza non tutti riescono a parlare (il tempo è tiranno) nell’e-learning ci sono degli spazi di intervento molto ampi come forum e chat. Tutti possono partecipare e portare la loro esperienza. A quel punto, il lavoro consiste nel leggere queste esperienze e riuscire ad estrarne il senso comune, tentando di costruire una teoria. Nella presenza noi trasmettiamo il sapere, qui si tratta di costruirlo, o meglio, di far emergere un sapere radicato nell’esperienza dei soggetti.
M. A.: Ci parli delle nuove frontiere dell’e-learning.
P. G. R.: Due elementi fondamentali. Il primo riguarda il fatto che oggi l’e-learning permette dei vantaggi di carattere economico sullo spazio e sul tempo, riesce a far partecipare persone che si trovano in posti molto lontani in tempi differenti. Il secondo è che noi possiamo pensare a percorsi parcellizzati attraverso interventi di pochi minuti (5 – 10). Talvolta è più efficace apprendere per cinque minuti al giorno che per tre ore la capacità di attenzione, a causa della stanchezza, [potrebbe diminuire]. L’altro vantaggio, che vorrei valorizzassero a pieno anche le aziende, si ha quando la formazione riguarda le competenze già acquisite, da parte di chi viene invitato alla formazione stessa e il corso serve per standardizzare dei livelli, diffonderli, disseminarli e rendere condivisi certi aspetti. L’e-learning ha dei formati che permettono e facilitano questo contatto tra esperienza e innovazione, perché quest’ultima funziona se io la sento radicata nella mia esperienza. Un’ innovazione che è lontana da me difficilmente sarà percepita. Se invece colgo il legame tra il presente e il futuro, l’innovazione diventa rapidamente una pratica quotidiana. Io penso che per questi vantaggi economici, per la possibilità di distribuire nel tempo la formazione, per la possibilità di inserire un lavoro sulle competenze, l’e-learning ha qualcosa in più che la presenza non ha.
M. A.: Da un punto di vista accademico, ci aiuti a dare una panoramica più ampia sull’e-learning. Come si colloca? È un aspetto delle scienze dell’apprendimento o riguarda più l’informatica?
P. G. R.: Se noi pensiamo all’e-learning negli ultimi trent’anni, è cambiato moltissimo: siamo passati dalla posta, ai video, ai formati particolari. L’e-learning vero è proprio è nato col computer, quando è divenuto un nostro compagno di viaggio. Ma nei primi tempi cercavamo di portare in e-learning quello che facevamo in presenza, poi, dal 2005, quando il web 2.0 è divenuto una pratica quotidiana, una serie di strumenti di condivisione sono diventati prassi nell’e-learning stesso.
Staff skilla