Se un utente pubblica un contenuto illegale su una piattaforma, chi deve rimuoverlo? L’utente stesso, la piattaforma o le forze dell’ordine? E se il contenuto fosse una fake news? Le aziende che offrono servizi online quali regole devono rispettare? Quelle del paese dell’utente che sfrutta il servizio o quelle del paese in cui ha sede l’azienda?
A queste e a molte altre domande risponde il Digital Service Package, un pacchetto di regolamenti che disciplinano i servizi digitali, approvato a luglio 2022 e che entrerà in vigore nel corso di quest’anno.
Di cosa si tratta?
L’Europa ha deciso di imporre delle regole precise per chi desidera offrire i propri servizi digitali all’interno della Comunità Europea. Per questo il Digital Service Act Package include:
- il Digital Markets Act (DMA) che ha l’obiettivo di regolamentare l’operato digitale delle grandi aziende;
- il Digital Service Act (DSA) che invece si concentra sulle responsabilità delle grandi aziende nei confronti dei servizi e contenuti online.
Gli obiettivi sono ambiziosi e l’applicazione di questi regolamenti potrebbe cambiare, e di molto, le carte in tavola. Scopriamoli meglio in dettaglio.
Digital Service Package: il Digital Markets Act (DMA)
Il Digital Markets Act si rivolge principalmente alle grandi piattaforme online (denominate “gatekeeper”), e impone una serie di divieti e obblighi specifici che mirano soprattutto a facilitare la concorrenza e a semplificare l’esperienza online degli utenti.
I gatekeeper (letteralmente, “guardiani del cancello”) nel settore digitale, sono quelle piattaforme o società che per dimensioni, diffusione e fatturato sono in grado di controllare l’accesso al mercato unico (di fatto si tratta delle grandi Big Tech, come Alphabet, Meta e Amazon).
Secondo il DMA una piattaforma per qualificarsi come gatekeeper deve:
- aver registrato un fatturato annuo di almeno 7,5 miliardi di euro all’interno dell’Unione Europea negli ultimi tre anni;
- avere almeno 45 milioni di utenti mensili e almeno 10.000 di utenti aziendali stabiliti nell’UE.
Le Big Tech adottano continuamente comportamenti per rafforzare la propria posizione sul mercato, il Digital Markets Act, però, cambierà le cose. Tra i provvedimenti più importanti troviamo:
- il divieto di discriminazione a favore dei propri servizi che porta, ad esempio, a proporre come primi risultati di ricerca i propri prodotti;
- l’obbligo di garantire l’interoperabilità della propria piattaforma con altre piattaforme concorrenti;
- l’obbligo di garantire che gli utenti abbiano il diritto di annullare l’iscrizione ai servizi della piattaforma in modo semplice, dunque a condizioni simili della sottoscrizione;
- l’obbligo di chiedere il consenso all’utente per poter utilizzare i dati raccolti durante un servizio per le finalità di un altro servizio.
Il DMA prevede anche delle notevoli sanzioni: se un gatekeeper viola le regole previste dalla normativa, rischia una multa fino al 10% del suo fatturato mondiale totale. In caso di recidiva, invece, la sanzione può arrivare fino al 20% del fatturato mondiale.
Digital Service Package: il Digital Service Act (DSA)
Parlare di responsabilità per servizi offerti e contenuti postati online non è semplice.
Ci sono infatti molti attori in gioco (chi crea i contenuti, chi li condivide, le piattaforme che ospitano il contenuto e che a loro volta possono avere sede in una qualsiasi regione del mondo) e vuoti legislativi da colmare.
Obiettivo ambizioso del Digital Service Act è quello di responsabilizzare le aziende in modo che si possa creare uno spazio digitale europeo più sicuro, in cui siano eliminati tempestivamente tutti quei contenuti giudicati come non conformi alle normative europee e quindi illeciti, ma che prevede anche azioni di prevenzione contro le truffe online. Tra i provvedimenti più importanti troviamo:
- l’obbligo per le piattaforme di rimuovere prontamente i contenuti illegali non appena esse ne vengano a conoscenza, di rafforzare i sistemi di controllo e moderazione; questo vale per contenuti esplicitamente illeciti (come quelli pedopornografici o le truffe), ma anche per le fake news, che – se accertate – dovranno essere rimosse il prima possibile, in modo da impedire che la disinformazione diventi virale;
- l’obbligo, legato alle vendite online e le possibili cyber truffe, di un’azione preventiva sempre a carico delle piattaforme che avranno il compito di verificare l’identità dei propri fornitori prima di mettere in vendita i loro prodotti;
- il divieto di ricorrere a tecniche ingannevoli per manipolare o influenzare le scelte degli utenti.
In pratica, le piattaforme non potranno spingere gli utenti a compiere azioni che non desiderano fare, come ad esempio essere spinti a dare il consenso al trattamento dei propri dati personali.
Anche il DSA prevede delle notevoli sanzioni. Queste possono valere fino al 6% del fatturato annuo totale ed è previsto che i destinatari possano chiedere un risarcimento per danni o perdite a seguito di violazioni da parte delle piattaforme.
In sintesi
Il Digital Service Package mira a proteggere i dati dei cittadini, a evitare comportamenti sleali da parte delle aziende e a limitare la cosiddetta “posizione dominante” da parte di quest’ultime, favorendo la concorrenza e lasciando una maggior libertà di scelta all’utente.
Il Digital Service Package ha l’obiettivo di salvaguardare sia la volontà sia i dati degli utenti, in modo che possano navigare in maniera più libera, consapevole e sicura.
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