Approfondimenti

Engagement e gioco: i neurogame come tramite verso l’autoconsapevolezza dei nostri stati emotivi

Agli occhi dei passanti che si trovavano a transitare per via Pacini, a Milano, in un assai caldo pomeriggio di luglio del 2018, deve essere parso molto strano vedere un uomo che, davanti ai resti della propria (ottima) insalata, muoveva lentamente la testa seminascosta da una serie di apparati dall’aspetto fantascientifico. Davanti a lui, un’altra persona lo osservava in silenzio, sorridendo. L’uomo bizzarro ero io, ed indossavo un visore per realtà virtuale, delle banali cuffie audio e un molto meno banale neurocontroller. Stavo provano un mindwalker simulator, ossia un neurogame. Non entrerò nei dettagli, poiché suppongo che ai lettori di questo blog, che immagino essenzialmente essere HR manager, formatori amministratori di aziende, la realtà virtuale e tantomeno le meraviglie del neurogaming interessano fino ad un certo punto. Oggi. Forse tra qualche anno se ne interesseranno di più, perché non è certo escluso iniziare ad ipotizzare degli usi formativi di dispositivi come questi.

Che cos’è il neurogaming?

“Si tratta di una forma di gioco basata su piattaforme interfacciate a tecnologie di neuroimaging, ad oggi quasi esclusivamente sull’Elettro Encefalo Gramma [EEG]”, risponde Petar Madroviev, sviluppatore del gioco che ho appena testato, il cui prototipo è stato sviluppato durante il Master in Game Design dello IULM. “Il neurogaming si basa sul meccanismo del neurofeedback in cui l’attività elettrica cerebrale viene letta da un apparato EEG e viene incorporata nel gioco come cambiamento dello scenario visivo o qualche suo componente o l’attivazione di una meccanica di gioco”, prosegue il ricercatore. “In questo modo il neurocontroller può interpretare lo stato affettivo/cognitivo del giocatore.” Ed è appunto qui che si dovrebbe sollevare l’interesse di chi si occupa di formazione aziendale. Abbiamo già infatti fatto cenno a quanto, al giorno d’oggi, l’attenzione delle aziende si stia spostando sull’importanza di quelle soft skill, o competenze trasversali, che abbiamo ampiamente trattato in un precedente articolo. Lì, avevamo visto come si stia da tempo sperimentando l’uso di giochi (i ‘soliti’ serious/applied game) per l’assessment, il rilievo, il consolidamento ed il miglioramento di queste competenze che sono ritenute sempre più indispensabili per lavorare bene ed in efficienza. Laddove nel precedente scritto abbiamo però affrontato più o meno efficaci esempi di giochi che sfruttavano tecnologie e metodologie sì innovative, ma tendenzialmente già consolidate, qui ci stiamo spingendo in affascinanti nuovi territori. neurogame

Se chiediamo a Petar, un ragazzone di 28 anni originario di Blagoevgrad, in Bulgaria, in Italia da soli 7 anni ma con una padronanza dell’italiano impressionante, cosa sono in grado di rilevare questi neurocontroller, ci dice “per ora solo l’intensità generale dell’attività mentale, la fluttuazione degli stati di concentrazione/rilassamento, la valenza emotiva di benessere binaria (positiva/negativa), alcuni eventi mentali specifici come l’intenzione motoria o percettiva o l’engagement.” Engagement? “Sì, inteso come concentrazione su una data attività. Una proprietà determinante del neurogaming è che l’esperienza di gioco comprende necessariamente una componente di autoconsapevolezza accresciuta, stimolata dal meccanismo di neurofeedback di fondo che indirizza l’attenzione del giocatore verso il proprio stato interno (la facoltà cognitiva/affettiva alla base del dato neurogame).”

Engagement e neurogaming: il futuro della formazione aziendale?

La parola engagement a questo punto non può non fare eco nella mente di chi ha preso parte ad exploring eLearning 2018, dove le sessioni formative ed i laboratori del relativo ‘pilastro’ sono stati presi d’assalto dai partecipanti, al punto da costringere lo staff di Skilla a consolare i tanti che non potevano accedere ai panel. Non ritornerò sui molteplici significati e le potenziali traduzioni del termine engagement in questa sede mi preme di più lanciarmi in voli pindarici e chiedermi (chiedervi?) che potenzialità si possono intuire di un’applicazione che consenta di lavorare sulla consapevolezza emotiva rispetto ad alcuni determinati fattori della propria personalità. Se nella mia azienda sto lavorando sulla capacità di rispondere a situazioni di stress da parte dei miei collaboratori, se cerco di fare un assessment dell’attitudine al cambiamento dei miei top manager, o se voglio avviare circoli virtuosi di team building spontaneo tra le mie squadre di lavoro, forse potrebbe iniziare ad incuriosirmi la possibilità di sperimentare un neurogame che arriva a ‘far giocare’ con i propri stati emotivi. Uno dei punti fondamentali delle soft skill, ad esempio, è la consapevolezza o meno che le persone hanno delle proprie competenze trasversali. Esempio: dichiaro/credo di essere uno che sostiene benissimo le situazioni di stress, ma in realtà sono visto come un collega estremamente ansiogeno. “L’accresciuta autoconsapevolezza è proprio il meccanismo alla base dell’effetto terapeutico, educativo o trasformativo dei neurogame”, conferma Mavrodiev. Ora, immagino, chi legge si sarà sufficientemente incuriosito da voler sapere qualcosa di più sul gioco in questione, il cui titolo provvisorio è “Hira Aeth”: descriverlo è estremamente difficile, perché si tratta di un’esperienza che, in pratica, va letteralmente vissuta da dentro. neurogame

Ciò che possiamo dire in questa sede è che il giocatore, tramite l’interfaccia EEG, una brain sensing headband, prodotta dalla Muse, è in grado di influenzare la forma ed i colori di determinati elementi del gioco, che si divide in capitoli, ed ha quindi una forma in qualche modo narrativa. In ognuno di essi vengono, similmente ai livelli dei comuni videogiochi, affrontate delle prove, all’apparenza molto astratte, in cui lo stato di concentrazione del giocatore, o il suo livello di tranquillità, influenzano il movimento degli elementi grafici del gioco, ossia del ‘comportamento’ di ciò che vede. Problemi legati alla riservatezza di quanto Mavrodiev sta progettando e realizzando non ci consentono di dirvi di più, né di mostrarvi qualcosa che vada oltre alle poche immagini che corredano questo articolo. Ho chiesto però a Petar se riesce lui stesso ad immaginare delle applicazioni del neurogaming in ambito di formazione aziendale e la sua risposta è in linea con quanto stiamo ipotizzando, per poi andare oltre:

  1. il Neurogaming come meta-componente ‘acceleratore’ dell’apprendimento
  2. il Neurogaming come strumento per il potenziamento cognitivo
  3. il multiplayer Neurogaming come contesto per l’apprendimento di soft skill interpersonali
  4. il Neurogaming come strumento per l’induzione di networked flow e networked creativity.

Nell’ottica dell’ultimo punto, che affronta i temi della networked intelligence (che forse nessun formatore aziendale dovrebbe ignorare), “i neurogame possono ad esempio stimolare in generale le competenze interpersonali come l’empatia. Purtroppo non ho trovato ricerche in merito in quanto è una cosa molto poco utilizzata.” Insomma, siamo – per fortuna – ancora agli inizi. Tuttavia sono certo che, ancora una volta, ci troviamo di fronte ai primi passi di un nuovo mondo di potenzialità che si schiudono di fronte a noi. Chi saprà coglierle, nel prossimo futuro, avrà una marcia in più per affrontare anche le sfide della formazione. E anche le insidie: non bisogna essere William Gibson per capire che prodotti del genere si prestano anche ad usi preoccupanti. Il mio personale punto di vista è proprio che è decisamente meglio che iniziamo ad occuparcene anche noi, ed a fare il possibile perché la direzione che questo futuro virtuale concretizzerà sia quanto più possibile etica e saggia. Alcuni titoli esistenti o in produzione: – Awakening di Neurable (intrattenimento, in produzione) http://www.neurable.com/news/mind-controlled-vr-game-really-works https://www.youtube.com/watch?v=47WHqDNckI8 – Neuro Mage (intrattenimento, discontinuato) http://firstclassgamestudios.com/Aboutthegame.aspx – Neuro Ski (intrattenimento, statement sull’inclusività e l’usabilità) https://risingpixel.itch.io/neuro-ski – Neuro Racer (non commerciale, potenziamento cognitivo, terapia) https://en.wikipedia.org/wiki/NeuroRacer – Neural Drift (gioco fisico multiplayer, non commerciale, open-source) https://github.com/hubertjb/neuraldrift

Matteo Uggeri Fondazione Politecnico di Milano

Scritto da: Matteo Uggeri il 26 Settembre 2018

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