Ogni due anni, il World Economic Forum pubblica il Future of Jobs Report, un’analisi dettagliata delle macro-tendenze globali che plasmeranno il mercato del lavoro nei prossimi cinque anni.
La quinta edizione, appena pubblicata, si concentra sul periodo 2025-2030, aggiornando la precedente analisi dedicata al 2023-2027. Basato sulle prospettive di oltre 1.000 datori di lavoro in tutto il mondo, che rappresentano più di 14 milioni di lavoratori, il rapporto esplora come le tendenze globali influenzeranno occupazione, competenze e strategie aziendali.
In questo articolo troverai i punti chiave del rapporto, con approfondimenti su macro-tendenze, competenze richieste e strategie per il futuro. Puoi navigare facilmente tra le sezioni grazie all’indice e scoprire, in chiusura, un approfondimento sul ruolo dell’automazione.
Future of Jobs Report: le 5 macro-tendenze
Il Future of Jobs Report 2025 individua cinque macro-tendenze principali che, da sole o in combinazione, stanno ridefinendo il mercato del lavoro globale: cambiamento tecnologico, incertezza economica, transizione verde, trasformazioni demografiche e frammentazione geoeconomica. Ognuna di queste tendenze include una serie di sotto-temi rilevanti. Qui esamineremo come influenzano il lavoro e le competenze necessarie per affrontare il futuro.
Cambiamento tecnologico
L’ampliamento dell’accesso al digitale, ovvero la diffusione sempre più capillare di infrastrutture digitali, strumenti tecnologici e connessione Internet, è indicato come la tendenza più trasformativa, sia tra quelle tecnologiche sia in generale. Il 60% dei datori di lavoro a livello globale prevede che questa evoluzione avrà un impatto significativo sulle proprie attività entro il 2030. Questo trend non solo influenza l’adozione di nuove tecnologie, ma sta anche ridefinendo il mercato del lavoro, creando nuove opportunità e modificando le esigenze in termini di competenze.
Il rapporto ha analizzato l’impatto di nove tecnologie chiave. Tra queste, tre si distinguono per il potenziale trasformativo:
- robot e sistemi autonomi, che il 58% delle imprese ritiene in grado di trasformare i processi aziendali;
- tecnologie di generazione e stoccaggio dell’energia, che potrebbero influenzare il 41% delle aziende, sostenendo la transizione verde;
- Intelligenza Artificiale, considerata il fattore più dirompente, con l’86% degli intervistati che prevede un impatto significativo entro il 2030.
In particolare, l’IA generativa sta registrando adozioni e investimenti rapidi. Tuttavia, il report evidenzia che questa crescita avviene in modo disomogeneo tra settori ed economie: mentre l’industria IT è all’avanguardia, settori come l’edilizia restano indietro. A livello globale, le economie avanzate e a medio reddito stanno assistendo a una diffusione sostenuta delle tecnologie di IA generativa, mentre le economie a basso reddito rimangono ai margini, con un utilizzo ancora minimo.
Il report sottolinea inoltre che le tendenze tecnologiche stanno generando un effetto duplice sul mercato del lavoro, alimentando sia i ruoli in più rapida crescita sia quelli in declino. Di conseguenza, le competenze tecnologiche stanno diventando sempre più cruciali: l’IA e i big data, le reti e la cybersecurity, insieme all’alfabetizzazione tecnologica, emergono tra le competenze più richieste.
Incertezza economica
L’aumento del costo della vita emerge come la seconda tendenza più trasformativa in assoluto e la principale tra quelle legate alle condizioni economiche. Il 50% dei datori di lavoro prevede che avrà un impatto significativo entro il 2030, nonostante le stime suggeriscano una futura riduzione dell’inflazione globale. Anche il rallentamento della crescita economica rappresenta una preoccupazione rilevante, citata dal 42% dei datori di lavoro. Questo fenomeno potrebbe comportare lo spostamento di 1,6 milioni di posti di lavoro a livello globale, aumentando la richiesta di competenze come resilienza, flessibilità, agilità e pensiero creativo. Tuttavia, l’impatto di queste pressioni economiche varia a seconda delle regioni. In Africa Sub-Sahariana, l’inflazione è considerata un fattore critico per sei datori di lavoro su dieci. Al contrario, in Asia Orientale e Sud-Orientale, la maggiore preoccupazione è il rallentamento della crescita economica.
Transizione verde
Nonostante le crescenti difficoltà nei negoziati globali sul clima, la transizione verde resta una priorità per molte organizzazioni. La mitigazione del cambiamento climatico si posiziona come la terza tendenza più trasformativa in assoluto e la principale nell’ambito della transizione verde. Quasi la metà dei datori di lavoro intervistati (47%) prevede che l’intensificazione degli sforzi e degli investimenti per ridurre le emissioni di carbonio sarà un fattore determinante per la trasformazione delle loro attività. Queste tendenze climatiche stanno inoltre promuovendo una crescente attenzione alle competenze legate alla sostenibilità e alla responsabilità ambientale, che per la prima volta entrano nella lista delle 10 competenze in più rapida crescita secondo il Future of Jobs Report.
Trasformazioni demografiche
Due cambiamenti demografici stanno emergendo come fattori sempre più trasformativi per le economie e i mercati del lavoro globali. Da un lato, l’invecchiamento e il calo della popolazione in età lavorativa caratterizzano le economie a reddito più alto. Dall’altro, l’espansione della popolazione in età lavorativa è una dinamica prevalente nelle economie a reddito più basso.
Questi cambiamenti demografici non solo influenzano la disponibilità di posti di lavoro, ma modellano anche le competenze richieste, sottolineando l’interconnessione tra demografia e forza lavoro.
Ad esempio, nelle economie con popolazioni in invecchiamento, cresce la domanda di professionisti del settore sanitario, indispensabili per far fronte alle esigenze di una popolazione sempre più anziana. Al contrario, nelle economie con una forza lavoro in espansione, aumenta la necessità di figure professionali nell’ambito dell’istruzione, fondamentali per lo sviluppo delle competenze di una popolazione giovane e in crescita.
Frammentazione geoeconomica
La frammentazione geoeconomica e le tensioni geopolitiche sono destinate a trasformare i modelli di business di circa un terzo (34%) delle organizzazioni intervistate. I datori di lavoro che prevedono un impatto significativo di queste tendenze tendono a riorganizzare le proprie operazioni, spesso optando per la delocalizzazione o, ancora più frequentemente, per la rilocalizzazione delle attività.
Queste dinamiche stanno alimentando la domanda di competenze legate a reti e sicurezza informatica, evidenziando un punto di convergenza con le tendenze tecnologiche. La crescente instabilità geopolitica aumenta il rischio di attacchi informatici e minacce alla sicurezza delle infrastrutture digitali, rendendo prioritario per le organizzazioni proteggere dati e sistemi critici.
Oltre alle competenze tecniche, la frammentazione geoeconomica sta generando una crescente richiesta di competenze centrate sull’essere umano, come resilienza, flessibilità, agilità, leadership e influenza sociale. In un contesto globale sempre più caratterizzato da crisi e incertezze, le aziende hanno bisogno di leader e team in grado di adattarsi rapidamente e di gestire con efficacia dinamiche sociali complesse.
Sulla base delle previsioni condivise da datori di lavoro e professioniste e professionisti consultati, si stima che, tra il 2025 e il 2030, la creazione di nuovi posti di lavoro sarà pari al 14% dell’occupazione attuale, ovvero circa 170 milioni. Questa crescita, tuttavia, sarà parzialmente compensata dalla perdita dell’8% delle occupazioni, pari a 92 milioni di posti di lavoro, portando a una crescita netta del 7%, equivalente a 78 milioni di nuovi impieghi. È importante sottolineare che la perdita di 92 milioni di posti di lavoro non implica automaticamente 92 milioni di disoccupati. È più probabile che molte mansioni si trasformino, con un conseguente aumento della richiesta di nuove competenze. In altre parole, i lavori non scompariranno, ma cambieranno.
Il futuro delle competenze nel Future of Jobs Report
Nel Future of Jobs Report, il tema delle competenze occupa un ruolo centrale.
In media, si stima che il 39% delle competenze attualmente richieste ai lavoratori sarà trasformato o diventerà obsoleto entro il 2030. Sebbene questa “instabilità delle competenze” sia diminuita rispetto alle edizioni precedenti del rapporto – era al 44% nel 2023 e aveva raggiunto un picco del 57% nel 2020 – il fenomeno resta significativo. Questa riduzione può essere in parte attribuita all’aumento della percentuale di lavoratori che hanno completato programmi di formazione, riqualificazione o aggiornamento: una cifra che è passata dal 41% nel 2023 al 50% nell’ultimo rapporto.
Nonostante questi progressi, la necessità di riqualificazione per la forza lavoro globale rimane rilevante. Se il mondo fosse composto da 100 lavoratori, 59 avrebbero bisogno di formazione entro il 2030. Di questi:
- 29 potrebbero essere aggiornati nei loro ruoli attuali;
- 19 potrebbero essere riqualificati e ricollocati all’interno della loro organizzazione;
- 11, tuttavia, rischierebbero di non ricevere l’aggiornamento necessario, compromettendo così le loro prospettive lavorative.
Competenze fondamentali per il 2025
Il report distingue tra le competenze fondamentali (core skills) per il 2025 e quelle che cresceranno o diminuiranno di rilevanza entro il 2030.
Tra le competenze fondamentali, il pensiero analitico rimane la più richiesta, con sette aziende su dieci che la considerano essenziale per il 2025. Seguono resilienza, flessibilità e agilità, oltre a leadership e influenza sociale, a sottolineare il ruolo centrale dell’adattabilità e della collaborazione accanto alle competenze cognitive. Pensiero creativo e motivazione e autoconsapevolezza occupano rispettivamente il quarto e quinto posto, sottolineando il valore attribuito a una forza lavoro agile e innovativa.
Completano la lista delle prime 10 competenze fondamentali: alfabetizzazione tecnologica, empatia e ascolto attivo, curiosità e apprendimento continuo, gestione del talento, e orientamento al servizio e assistenza al cliente. Queste competenze riflettono l’importanza di un equilibrio tra abilità tecniche e soft skills, insieme all’impegno verso un apprendimento costante per affrontare le sfide degli ambienti lavorativi attuali.
Competenze in crescita e in declino entro il 2030
Tra le competenze in crescita per il periodo 2025-2030, quelle tecnologiche sono destinate a registrare lo sviluppo più rapido. Intelligenza artificiale e big data si collocano al primo posto, seguiti da reti e sicurezza informatica e alfabetizzazione tecnologica. Accanto a queste, competenze come pensiero creativo, resilienza, flessibilità, agilità, curiosità e apprendimento continuo si prevede acquisiranno sempre più importanza, sottolineando la crescente integrazione tra capacità tecniche e soft skills.
In controtendenza, competenze tradizionali come destrezza manuale, resistenza e precisione subiranno un calo significativo nella domanda, con il 24% dei datori di lavoro che prevede una diminuzione della loro rilevanza.
Griglia riassuntiva delle competenze
Confrontando le competenze fondamentali e quelle emergenti sulla base della loro importanza attuale e della loro evoluzione futura, è possibile delineare una griglia che le organizza in quattro quadranti:
- Quadrante in alto a destra
Include le competenze che sono già fondamentali per le organizzazioni e che si prevede continueranno a crescere in rilevanza. Tra queste troviamo:
• AI e big data
• Pensiero analitico
• Pensiero creativo
• Resilienza, flessibilità e agilità
• Alfabetizzazione tecnologica
Queste competenze rappresentano le aree chiave su cui le organizzazioni devono continuare a investire, poiché la loro importanza è destinata ad aumentare ulteriormente. - Quadrante in alto a sinistra
Comprende competenze emergenti, come:
• Reti e sicurezza informatica
• Cura e responsabilità ambientale
Queste competenze sono tra le prime 10 previste in forte crescita entro il 2030, ma non sono ancora considerate fondamentali dalla maggior parte delle organizzazioni. Rappresentano aree strategiche in cui le aziende devono anticipare la crescente domanda, sviluppando capacità prima che diventino essenziali. - Quadrante in basso a destra
Raccoglie competenze che oggi sono fondamentali e che si prevede rimarranno stabili nei prossimi cinque anni, senza un aumento significativo nella loro rilevanza. Tra queste troviamo:
• Empatia e ascolto attivo
• Orientamento al servizio e assistenza al cliente
• Gestione delle risorse e operazioni
Queste competenze continueranno a essere importanti, ma non richiederanno necessariamente un investimento maggiore rispetto a oggi. - Quadrante in basso a sinistra
Include competenze che non sono attualmente fondamentali né destinate a crescere significativamente nei prossimi anni. Sebbene rimangano utili, rappresentano aree in cui le aziende possono ridurre gli investimenti, concentrandosi maggiormente sulle competenze in rapida evoluzione
Strategie per la forza lavoro
Il Future of Jobs Report analizza le principali strategie che i datori di lavoro intendono adottare per rispondere ai macro-trend emergenti e affrontare le sfide legate alla disponibilità di talenti da qui al 2030. Tra le pratiche e politiche pianificate spiccano tre approcci principali:
- Riqualificazione della forza lavoro: la riqualificazione si conferma la strategia più diffusa per affrontare i cambiamenti previsti nel periodo 2025-2030. L’85% dei datori di lavoro consultati intende adottare questo approccio, che figura tra le prime tre priorità in tutte le aree geografiche e in economie di ogni livello di reddito.
- Automazione: l’automazione dei processi si colloca al secondo posto tra le strategie più adottate. Attualmente, si stima che il 47% delle attività lavorative venga svolto principalmente da esseri umani, il 22% da tecnologie (macchine e algoritmi) e il 30% da una combinazione di entrambi. Entro il 2030, si prevede che queste proporzioni saranno quasi equamente distribuite tra le tre modalità. Nonostante ciò, il timore che l’automazione possa sostituire completamente il lavoro umano viene definito nel report come “infondato.” Maggiori dettagli su questo punto sono forniti nel paragrafo successivo.
- Salute e benessere dei dipendenti: un altro elemento cruciale per aumentare la disponibilità di talenti è il supporto alla salute e al benessere, che è diventato una priorità assoluta per il periodo 2025-2030. Il 64% dei datori di lavoro ora considera questa pratica una strategia promettente, segnando un notevole salto di rilevanza rispetto all’edizione 2023. Questo aumento di importanza è evidente in tutti i settori.
Approfondimento: il ruolo dell’automazione
I partecipanti al sondaggio del Future of Jobs Report stimano che, attualmente, il 47% delle attività lavorative venga svolto principalmente da esseri umani, il 22% da tecnologie (macchine e algoritmi) e il 30% da una combinazione di entrambi. Secondo le previsioni, entro il 2030 queste proporzioni saranno quasi equamente distribuite tra le tre categorie.
È importante sottolineare che queste stime riguardano esclusivamente la distribuzione percentuale delle attività lavorative complessive e non considerano le eventuali variazioni nel totale assoluto delle attività svolte.
Ad esempio, se oggi vengono svolte 100 attività e gli esseri umani rappresentano il 47%, ciò equivale a 47 attività svolte. Se nel 2030 il totale delle attività cresce a 150 e la quota umana scende al 33%, il numero di attività svolte dagli esseri umani aumenterebbe a 50. Questo dimostra che il contributo umano, in valore assoluto, può crescere anche quando la percentuale relativa diminuisce.
L’idea che gli esseri umani possano perdere tutte le opportunità lavorative a causa dell’automazione viene definita “infondata” proprio perché l’ammontare assoluto di attività è previsto in crescita. Il report stima, infatti, una crescita netta del 7%, equivalente a 78 milioni di nuovi impieghi.
Tuttavia, una delle questioni più complesse sollevate da queste previsioni riguarda il ruolo dei lavoratori umani nella creazione complessiva di valore economico. Il problema non è tanto che gli esseri umani rimarranno senza lavoro, quanto il rischio che il loro contributo al valore economico si riduca proporzionalmente rispetto a quello generato da macchine e algoritmi. Se una quota crescente del valore di un’azienda deriva da tecnologie automatizzate (spesso di proprietà esclusiva dell’azienda stessa), c’è il rischio che i lavoratori umani ricevano una quota proporzionalmente minore della ricchezza complessiva creata. Questo solleva una domanda cruciale: come garantire che la prosperità generata dalle macchine sia equamente condivisa?
Il report propone una soluzione basata sulla collaborazione (o potenziamento), in cui le tecnologie non sostituiscono gli esseri umani ma ne integrano e migliorano le capacità. Questo approccio mira a mantenere il lavoro umano centrale, seppur in forme nuove. Per realizzarlo, sono fondamentali strategie come:
- formazione continua per aggiornare le competenze dei lavoratori e adattarle alle nuove tecnologie;
- investimenti in tecnologie complementari, progettate per potenziare le capacità umane anziché sostituirle;
- politiche che favoriscano un’equa distribuzione della prosperità, incentivando la collaborazione tra persone e macchine.
Il modo in cui governi e aziende sceglieranno di progettare e implementare l’automazione definirà se il futuro del lavoro sarà inclusivo o polarizzato, escludendo potenzialmente alcuni lavoratori dalla creazione di valore. La capacità di gestire al meglio la collaborazione uomo-macchina sarà quindi una strategia centrale per i prossimi anni.