Il metodo CAMPUS di Skilla è stato elaborato nel 2015 per stimolare l’autoapprendimento, lo sviluppo professionale e le attività da mettere in campo sin dalla fase di progettazione delle esperienze di formazione. Come progettare percorsi formativi che sappiano responsabilizzare le persone e stimolare l’autoapprendimento?
Primo passo: aiutare alla CONSAPEVOLEZZA
Bisogna focalizzarsi sui fattori che portano le persone ad attivare un efficace processo di autoapprendimento nelle diverse situazioni organizzative, professionali e culturali. Diverse sono le motivazioni che spingono ognuno di noi ad apprendere, ma il punto di partenza è sempre la consapevolezza di un bisogno personale, di un miglioramento necessario per la propria vita e per il proprio sviluppo professionale. All’inizio del processo formativo la prima azione è quindi quella di prendere consapevolezza dei propri punti di forza e delle aree di miglioramento. Quali attività mettere in campo e con quali strumenti? Il processo di valutazione interno è sicuramente un punto di riferimento per aiutare la persona ad autovalutarsi e a prendere consapevolezza dei propri bisogni formativi. Diversi sono gli strumenti a disposizione, dai semplici questionari, ai colloqui strutturati, fino ai sistemi di autovalutazione online permanenti, dinamici, che fanno incontrare la domanda e l’offerta formativa interna (modelli di recommended system).
Secondo passo: stimolare l’AUTOREALIZZAZIONE
La consapevolezza non porta automaticamente ad azioni di miglioramento, è necessaria una spinta all’autorealizzazione. Dobbiamo aiutare le persone a visualizzare una meta o nuove competenze raggiungibili con l’impegno formativo richiesto, associando ad esso autostima e un nuovo status. Questo processo, razionale ed emotivo, crea una “vision personale” della meta da raggiungere, fondamentale per motivare le persone alle fatiche e ai piaceri del viaggio di apprendimento. Il colloquio capo – collaboratore è il momento che, se ben gestito, può aiutare la persona a definire bene gli obiettivi da raggiungere. È inoltre importante creare un ambiente culturale che valorizzi l’apprendimento e le competenze delle persone, ma anche la curiosità e il piacere di apprendere.
Terzo passo: fornire un METODO DI STUDIO
In questo viaggio è fondamentale aiutare le persone a conoscere il proprio stile di apprendimento, adeguato alle caratteristiche intellettuali ed emotive, e acquisire un vero e proprio metodo di studio. Una persona riflessiva, che dimostra un canale sensoriale uditivo dominante, avrà uno stile di apprendimento completamente diverso da una persona operativa ed impulsiva, con il canale sensoriale visivo dominante. Il metodo di studio che dovranno adottare sarà di conseguenza diverso. Questa fase va accompagnata con:
- la messa a disposizione di test online per conoscere il proprio stile di apprendimento. Ad esempio il test di Kolb sugli stili di apprendimento e il test delle intelligenze multiple di Gardner potranno essere di grande aiuto
- una o più pillole formative o guide con consigli sul metodo di studio e tecniche per facilitare l’autoapprendimento.
Sarà importante progettare esperienze formative che stimolino i diversi canali sensoriali: ad esempio il visivo dovrà essere supportato con infografiche, mappe, immagini l’uditivo con la voce del docente in situazioni reali o virtuali il tattile con continue attività e prove pratiche.
Quarto passo: assistere nella PRATICA
Sappiamo bene che l’autoapprendimento formalizzato e consapevole, come sempre più richiesto nei piani di formazione e sviluppo delle aziende, è un cambiamento spesso profondo per le persone e le generazioni che sono cresciute con la formazione tradizionale, aula, slide, docente ed allievo. Studiare di fronte ad un computer o leggere un testo, da soli, decidendo tempi e modalità, è per la maggior parte delle persone un cambiamento importante e come tale va gestito. Occorre pratica, autosservazione e consapevolezza delle proprie difficoltà, ma anche dei successi. È bene programmare il tempo da dedicare, spazi precisi e strumenti adeguati. Alcune persone trovano utile dotarsi di piccoli accorgimenti come un blocco di appunti o un testo di supporto, mentre altri trovano immediatamente confortevole l’apprendimento in modalità eLearning. Solo la pratica e la sperimentazione permettono di trovare la modalità migliore. Questa fase va accompagnata con: tutor online, sistemi di reminder, verifiche periodiche con test, prove pratiche, casi. Il tracciamento delle attività e dei progressi visibili sono utili sia all’utente sia al tutor, che al formatore.
Quinto passo: stimolare l’UTILIZZO di ambienti social
Requisito minimo per intraprendere esperienze di autoapprendimento è la familiarità con gli ambienti tecnologici, come piattaforme eLearning e ambienti social interni per interagire con colleghi, tutor, docenti. Ma è sempre più importante aiutare le persone a muoversi agilmente anche nel web, per integrare e personalizzare l’offerta aziendale con le infinite risorse presenti in rete. Conoscere i Moocs più famosi con Coursera o Edx, ambienti come Slideshare, Youtube education, Ted, saper utilizzare tecniche di ricerca e organizzazione delle informazioni, è sempre più importante per l’autoapprendimento. Prima di avviare un programma di autoapprendimento, è indispensabile verificare che tutte le persone coinvolte siano in possesso dello “standard minimo di competenze digitali” per accedere e utilizzare con facilità gli ambienti online messi a disposizione.
Sesto passo: certificare lo SVILUPPO avvenuto
Man mano che ci si avvicina alla meta aumenta l’energia per concludere il percorso formativo. È fondamentale registrare i progressi acquisiti e certificare le competenze. I partecipanti devono essere supportati con dei Project Work che rendano visibile e misurabile la loro crescita professionale. Per tenere alta la motivazione possono essere impiegati sistemi di gamification, come per esempio dei Badge che certificano le competenze acquisite.
Questa tematica è stata affrontata nel posterLab n. 9: “autoapprendimento”.
Franco Amicucci