La scorsa settimana si è svolta la 35° edizione del convegno nazionale organizzato dall’Associazione Italiana Formatori dal titolo “Nuovo Umanesimo e Intelligenza Artificiale – Nuove frontiere e strumenti per un apprendimento sostenibile”. Quest’anno l’attenzione è stata prevalentemente rivolta alle prospettive future, e in particolare all’Intelligenza Artificiale.
Il concetto di “Nuovo Umanesimo” cattura bene l’essenza del convegno e degli interventi. Così come l’Umanesimo ha posto l’essere umano al centro, il Nuovo Umanesimo enfatizza l’importanza di considerare l’individuo nel contesto delle nuove tecnologie. In particolare, con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, è emersa la necessità di sviluppare nuove competenze e conoscenze, riaffermando così l’importanza e la centralità della formazione. Come già accaduto durante l’Umanesimo, dove sono stati valorizzati e promossi i diversi saperi, dalla scienza alle arti, alla filosofia, il Nuovo Umanesimo sottolinea che le sfide contemporanee richiedono un approccio interdisciplinare o, meglio, transdisciplinare per affrontare problemi complessi.
Nuove frontiere
Il convegno è stato aperto da Cosimo Accoto – Tech Philosopher e Research Affiliate & Fellow presso il MIT- che ha sottolineato come l’Intelligenza Artificiale, soprattutto quella generativa, rappresenti una “provocazione di senso”, una svolta radicale nella nostra cultura. L’IA è in grado di svolgere attività a lungo ritenute prerogativa esclusiva dell’uomo, come semplicemente scrivere un testo o scattare una foto. Ci troveremo quindi sempre di più a non avere certezza che i testi siano stati scritti da una persona o che le foto non siano state generate (non scattate) dall’IA, fino ad arrivare a mettere in discussione il concetto di fotografia come rappresentazione fedele della realtà. È chiaro che questi cambiamenti ci spingono a rivedere il nostro modo di interpretare la realtà.
Come distinguere ora il vero dal falso?
Accoto evoca la necessità di un rinnovamento culturale, sottolineando che l’uomo ha già affrontato sfide simili, come la diffusione di Internet e l’invenzione della stampa, e ricorda la nascita della filologia, studio dei testi per determinarne l’autenticità, che ha segnato l’inizio dell’Umanesimo.
Ma come si avvia e rende concreto il processo di rinnovamento culturale?
Secondo Roberto Poli – docente all’Università di Trento e Presidente dell’Associazione dei Futuristi Italiani – è necessario partire dal mondo del lavoro chiedendosi non se le tecnologie, inclusa l’IA, elimineranno alcune professioni, ma come possiamo utilizzarle al meglio per valorizzare il potenziale umano. Poli suggerisce di andare oltre le logiche dei ruoli: ripensando le professioni sulla base delle attività e demandando quelle più semplici e ripetitive alle macchine, ripensando le organizzazioni in modo più flessibile affinché sia più facile avvalersi di profili molto specializzati per brevi periodi di tempo e valorizzando le competenze di ognuno nel mercato interno, coltivando dunque i talenti delle persone.
La formazione e la gestione delle Risorse Umane saranno al centro di questo cambiamento, poiché alla base del rapporto di lavoro non ci sarà più la promessa di ottenere un posto a tempo indeterminato, ma l’obiettivo di sostenere la crescita personale.
Nuove sfide e grandi opportunità di fronte alle quali Luciano Floridi – filosofo e professore ordinario di filosofia ed etica dell’informazione presso l’Università di Oxford – invita a sentirsi elettrizzati. Siamo “sbarcati in un nuovo continente”, popolato da agenti autonomi e in cui fisico e digitale si fondono (infosfera) e per esplorarlo abbiamo bisogno di un nuovo mindset, basato sul pensiero critico, che ci incoraggi a comprendere problemi e cercare nuove soluzioni.
Strumenti
Da un punto di vista didattico, l’Intelligenza Artificiale potrebbe diventare uno strumento straordinario nella cassetta degli attrezzi di un docente o formatore. A parlarne è Susanna Sancassani, responsabile del centro MEDIT del Politecnico di Milano. L’IA, ed in particolare gli agenti conversazionali come ChatGPT, potrebbero essere utilizzati per sostenere personalizzazione e transdisciplinarietà, due elementi oggi fondamentali nei percorsi di apprendimento.
In termini di personalizzazione, l’IA permette di adattare sia il percorso sia, soprattutto, il contenuto formativo. Un agente conversazionale, ad esempio, può spiegare concetti con diversi livelli di complessità, utilizzando esempi concreti o metafore e porre domande, per meglio supportare i vari stili di apprendimento.
Per quanto riguarda la transdisciplinarietà, l’Intelligenza Artificiale può supportare e potenziare la capacità di applicare concetti e approcci di una disciplina ad altri contesi. In questo modo, il docente, avvalendosi dell’IA come partner didattico, potrà focalizzarsi maggiormente sul motivare gli studenti e guidarli nel processo di creazione di inferenze rendendo l’apprendimento più ricco e variegato.
Strumenti come ChatGPT rappresentano però solo la punta dell’iceberg. L’Intelligenza Artificiale permea già molti aspetti della nostra vita quotidiana ed è ampiamente adottata in molti settori. Emanuele Frontoni – ordinario di Informatica all’Università di Macerata e co-direttore del VRAI (Vision Robotics & Artificial Intelligence Lab) – ha illustrato diversi esempi e casi studio realizzati dal suo gruppo di ricerca, spaziando dal mondo del retail a quello della medicina, come evidenziato dal progetto “VOICE FOR PURPOSE”. Questo progetto permette di donare la propria voce per alimentare una Rete Neurale che consentirà di restituire alle persone colpite da SLA la possibilità di comunicare con una voce artificiale dall’espressività umana (maggiori dettagli qui). Come sottolineato da Frontoni, di fronte alle nuove tecnologie abbiamo sempre due possibilità: approcciarci inconsapevolmente e con paura o farlo con consapevolezza e cercando idee innovative per migliorare la vita delle persone.
Apprendimento sostenibile
Parlare di formazione oggi significa considerare anche l’aspetto della sostenibilità. Dal punto di vista della sostenibilità ambientale, Luciano Floridi ha sottolineato l’importanza che la formazione ha nel promuovere un approccio collaborativo. Di fronte alle sfide ambientali, non possiamo permetterci “mentalità competitive del tipo se tu vinci, io perdo” e viceversa. Al contrario, quando si tratta di questioni ambientali, o vinciamo o perdiamo tutti.
“Sostenibilità” non significa però solo sostenibilità ambientale. Un sistema può considerarsi sostenibile solo se si prende cura di tutti i soggetti con i quali intende creare valore condiviso. In altre parole, un sistema sostenibile è inclusivo.
Nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale, il tema dell’inclusività è particolarmente dibattuto. È ben noto che, se un sistema di IA viene addestrato con dati incompleti o che rappresentano solo una parte della realtà, i risultati possono riprodurre pregiudizi e bias. Vista l’ampia e crescente diffusione di tali sistemi in vari settori della società, ciò rischia di tradursi in discriminazioni e di rappresentare un ostacolo alle pari opportunità.
Maria Sangiuliano, Research Director e Partner di SmartVenice, introduce il concetto di “ingiustizia algoritmica” presentando il progetto BIAS: un’iniziativa finanziata dal programma Horizon Europe di Ricerca e Innovazione dell’Unione Europea, con l’obiettivo principale di sviluppare strumenti affidabili e innovativi per identificare e mitigare i pregiudizi nei sistemi di Intelligenza Artificiale, in particolare quelli impiegati nell’ambito della selezione del personale. Questo progetto assume particolare rilevanza dato che oggi, già circa il 47% delle aziende utilizza sistemi basati su IA nelle procedure di selezione.
Caratteristica distintiva del progetto è l’adozione di un approccio aperto, che prevede il coinvolgimento e l’ascolto di tutti gli attori coinvolti nel processo. La formazione è un elemento chiave in questa direzione: l’ultima fase del progetto è dedicata alla formazione di tutti gli stakeholder, dai responsabili della selezione del personale ai rappresentanti dei lavoratori e delle minoranze, fino agli informatici. L’obiettivo è sensibilizzare e fornire gli strumenti necessari per sviluppare una tecnologia più giusta, promuovendo pratiche che riducano l’ingiustizia algoritmica.
Chiude i lavori Maria Cristina Origlia, giornalista e presidente del Forum della Meritocrazia, portando un’importante riflessione sul merito e la meritocrazia. Il merito è stato confermato come fattore fondamentale della competitività e del progresso sociale di un paese. Tuttavia, l’Intelligenza Artificiale, se non gestita correttamente, rischia di esacerbare le difficoltà a riconoscerlo e valorizzarlo. Origlia invita a riflettere su quale futuro desideriamo. I comportamenti dei sistemi di IA sono influenzati dai dati con cui sono addestrati. Di conseguenza, è cruciale orientare l’Intelligenza Artificiale verso azioni etiche e responsabili rimettendo al centro l’essere umano. La scelta è tutta nelle nostre mani.
Come Skilla siamo stati davvero contenti ed onorati di aver potuto partecipare a due giornate ricche di discorsi stimolanti, momenti di riflessione e scambi di idee.