Approfondimenti

SCORM, cosa sono?

Ancora SCORM

Sono ormai alcuni anni che protocolli alternativi allo SCORM hanno fatto il loro debutto sul mercato, eppure lo SCORM, addirittura in una delle sue primissime versioni, domina ancora lo scenario dell’e-learning mondiale.

Come già sappiamo, lo SCORM e gli altri protocolli hanno la prerogativa di mettere in comunicazione i contenuti e-learning con le piattaforme LMS che li ospitano e tracciare quindi le esperienze di formazione dei fruitori per generare poi dei report di utilizzo.

Nella sua concezione originale lo SCORM introduceva anche il concetto di modularità riutilizzabile e di metadati.

Come modularità si intende la possibilità di poter riutilizzare lo stesso pacchetto su qualsiasi piattaforma compatibile con lo SCORM. Questa caratteristica è forse stata il vero valore aggiunto di questo protocollo che ha potuto separare i creatori di piattaforme LMS dai creatori di contenuti formativi, dando vita, di conseguenza, ad un vero e proprio mercato florido e concorrenziale. Per pacchetto scorm, infatti, si intende un file zip che segua una certa struttura ed abbia al suo interno le istruzioni necessarie a dialogare con la piattaforma che lo ospita: è quindi facilmente “trasportabile” e riutilizzabile.

Per quanto riguarda l’introduzione dei metadati si tratta di “taggare” i contenuti con dei testi che ne favoriscono la categorizzazione e la ricerca. Questo aspetto ha forse avuto meno successo della modularità in quanto viene raramente utilizzato e molte piattaforme fanno riferimento ad altri tipi di categorizzazione e tassonomia.

Lo SCORM versione 1.2 è stato rilasciato nel lontano 2001 ed è ancora oggi il formato più utilizzato nel mondo dell’e-learning nonostante siano state rilasciate nuove versioni ed addirittura nuovi protocolli per andare incontro alle innovazioni tecnologiche.

Ma cosa sono questi nuovi protocolli e perché stentano a decollare?

Prima di tutto le versioni successive allo SCORM 1.2, come lo SCORM 2004 nelle varie edizioni, hanno cercato di compensare alcune lacune progettuali della versione 1.2 ed aggiungere qualche dettaglio in più per la produzione di pacchetti multi-SCO. Nella versione 1.2 infatti si faceva spesso confusione tra gli stati “completato” e “superato”, lo stesso avveniva per il “punteggio” ed il “progresso”.

Nonostante la versione 2004 abbia corretto ampiamente queste lacune e adottato soluzioni efficienti per evitare ambiguità, essa non ha avuto il successo sperato. Probabilmente l’inevitabile aumento di complessità è stato un deterrente che ha scoraggiato il passaggio per molti progettisti della formazione digitale.

Experience Api

Alla fine della prima decade degli anni 2000 l’utilizzo di smartphone e tablet era già ampiamente diffuso e si sentiva chiaramente l’esigenza di portare la formazione anche sui dispositivi mobile. Lo SCORM era sicuramente inadeguato a tale esigenza soprattutto per la sua necessità di avere una connessione di rete consistente e senza interruzioni. Nel 2013, come risposta a questa necessità, viene proposto da ADL in collaborazione con RUSTICI software, un protocollo inizialmente chiamato “Tin Can” e poi ribattezzato “experience Api” o “xAPI” che prevedeva da subito una metodologia conforme alla formazione mobile, ma anche alla formazione informale e collaterale.

xAPI è infatti un protocollo molto flessibile che non solo amplia il “vocabolario di tracciamento” ma introduce una vera e propria sintassi simile al linguaggio verbale, composta da paradigmi strutturati in SOGGETTO – PREDICATO – COMPLEMENTO.

Con xAPI, infatti, siamo in grado di tracciare eventi come “Luca ha completato il corso di Sicurezza sul lavoro” ma anche “Mario ha partecipato all’evento sulla Digital Transformation”, cosa impossibile per lo SCORM.

Il tracciamento delle sessioni di formazione dunque non è più limitato al piccolo vocabolario dello SCORM ma viene ampliato al punto tale da non avere un vero e proprio confine…

Forse anche in questo caso la vasta disponibilità di funzionalità è stata associata ad una certa complessità di comprensione, sfavorendone l’adozione di massa.

Al fianco di questo fattore va sicuramente aggiunto quello che è accaduto nel mondo del mobile learning. Mentre xAPI era in fase di progettazione infatti, molti vendor di piattaforme LMS erano già sul mercato con la propria app per fruire dei contenuti e-learning. Queste app erano in grado di simulare una “connessione consistente” e far funzionare lo SCORM perfettamente anche su dispositivi mobile come smartphone e tablet. Quando xAPI è stato rilasciato la limitazione dello scorm riguardo alla fruizione da mobile non era già più un problema: un motivo in meno per fare il salto verso il nuovo protocollo.

LMS

Cmi-5

Per alcuni anni si è pensato che il passaggio verso xAPI era solo in ritardo, forse lento, ma inevitabile. Verso la fine della seconda decade invece si è iniziato a studiare attentamente cosa impedisse a xAPI di prendere il volo ed avere un’adozione considerevole nel mondo dell’e-learning.

Sebbene non abbiamo una certezza assoluta dei fattori che hanno impedito il successo di questo protocollo possiamo ipotizzare alcune cause:

  • Mobile learning: come abbiamo visto questo fattore era già stato risolto in altro modo.
  • Complessità di vocabolario: L’ampia disponibilità del vocabolario ha portato velocemente a delle ambiguità nell’utilizzo dei termini, sebbene questo sia dovuto ad un utilizzo poco coerente con le specifiche. Alcuni contenuti potevano comunicare “Mario ha frequentato il corso”, altri “Mario ha completato il corso” ed altri ancora “Mario ha partecipato al corso”. Tutti volevano dire la stessa cosa e per xAPI erano tutti corretti, ma la reportistica era confusa e disaggregata.
  • Modularità: l’architettura prevista da xAPI include la presenza di un LRS, una sorta di storage delle informazioni che può essere esterno alla piattaforma. La connessione a questo storage non era, almeno inizialmente, obbligatoria all’interno del pacchetto xAPI. Questo fa in modo che pacchetti considerati validi non sono potenzialmente autoconsistenti e quindi difficilmente “trasportabili” e “riutilizzabili”, come sono invece i pacchetti SCORM. Per installare un pacchetto xAPI quindi si doveva essere in possesso di dati di configurazione aggiuntivi oltre agli stessi file di pacchetto. Anche questo fattore ha sicuramente contribuito a frenare l’adozione del nuovo protocollo.

Identificati questi fattori ADL ha lavorato ad un nuovo standard mirato alla semplificazione ed alla modularità chiamato CMI-5. Questo nuovo standard è in realtà un utilizzo più controllato e strutturato di xAPI e la tecnologia di tracciamento utilizzata dietro le quinte è esattamente la stessa. CMI-5 reintroduce un vocabolario limitato e specifico, limitando la libertà di scelta in favore dell’usabilità e della semplicità.

Le credenziali di connessione vengono obbligatoriamente incluse all’interno del pacchetto rendendo nuovamente i file autoconsistenti ed installabili con semplicità sulle piattaforme supportate.

La struttura dei corsi viene dettagliatamente descritta in una sorta di nuovo manifest incapsulando un qualsiasi modulo formativo all’interno di una AU (Assignable Units), sia esso un corso, un evento, un gioco, una sessione d’aula o una qualsiasi esperienza di apprendimento informale.

Questo nuovo protocollo sembra avere le carte in regola per avere successo ma saranno ancora una volta gli utilizzatori a deciderne l’adozione e a scegliere quindi se è finalmente arrivato il momento di abbandonare lo scorm.

Scritto da: Lucio Monterubbiano il 1 Settembre 2021

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