L’Intelligenza Artificiale è al centro delle riflessioni in molti ambiti e settori, tra cui quello della formazione. Abbiamo fatto una chiacchierata con Federico Amicucci – Business Strategy Director di Skilla – che da mesi sta lavorando a nuove soluzioni insieme a diverse università e al team IA di Skilla.
“La nostra idea è quella di cercare di attuare un cambio di mindset: non utilizzare l’Intelligenza Artificiale per fare le stesse cose a tempi e costi minori, ma utilizzare l’Intelligenza Artificiale per creare qualcosa che prima era inimmaginabile”.
Qual è l’effetto più significativo della diffusione dell’Intelligenza Artificiale?
Sicuramente in futuro ci ricorderemo il mondo prima e dopo l’avvento dell’IA generativa. Questo perché non si tratta di una moda o di un evento passeggero, ma di una rivoluzione drastica e dirompente per tutti i lavori di tipo intellettuale.
Non sappiamo come sarà l’evoluzione dell’IA nei prossimi mesi e anni, sono diversi i fenomeni in gioco. Ma, possiamo già vedere le prime conseguenze di una sua diffusione e di un suo utilizzo. Il primo grande impatto, come sottolineato in una recente intervista da Satya Nadella (Amministratore Delegato di Microsoft), e nel quale mi ritrovo molto, è stato di accendere i cuori, dare vita a nuova passione e rinnovato interesse, voglia di scoprire e sperimentare. Era da parecchio tempo che la tecnologia non scatenava un tale dibattito intorno a nuovi strumenti e nuovi modi di lavorare. Nel caso dell’Intelligenza Artificiale siamo ancora agli albori, ma in molte persone le potenzialità dell’IA hanno portato una rinata passione per la scoperta, per lo studio, per il provare e sperimentare qualcosa di totalmente nuovo e in continuo cambiamento.
L’Intelligenza Artificiale sottrarrà posti di lavoro?
È una domanda che molti si stanno facendo, sia da parte dei lavoratori, che temono che il loro operato possa essere sostituito del tutto o in parte da una macchina, sia da parte delle aziende, che hanno bisogno di capire come sfruttarne le potenzialità e come possa essere utilizzata all’interno dei processi produttivi o come li possa cambiare. Il problema è serio e va analizzato con attenzione per essere affrontato nel modo migliore. Si tratta però, a mio avviso, di una domanda mal posta e poco produttiva. La vera domanda da porsi è come, non se, l’Intelligenza Artificiale cambierà i posti di lavoro e quali.
L’IA non ruberà posti di lavoro in senso stretto ma sicuramente li cambierà, così com’è stato per tutte le grandi tecnologie. Quello che al momento sembra probabile e molto interessante è che non c’è lavoro intellettuale, dal mondo impiegatizio alla ricerca scientifica, che in qualche modo non verrà toccato dall’IA.
Cambierà il modo con cui l’uomo accede, trasmette e genera conoscenza. La produzione di contenuti di conoscenza verrà rimpiazzata dalla generazione di contenuti. Di conseguenza, diventerà centrale il tema del controllo qualità su questi contenuti, del verificare la loro accuratezza e questo aspetto comporterà molto lavoro. Anche se i modelli di IA basati sul transformer, come GPT4, Bard, Falcon e I-JEPA, sono sempre più accurati e meno soggetti alle cosiddette allucinazioni, le informazioni e i dati che ci restituiscono dovranno sempre essere verificati e controllati.
O diventerà il nostro nuovo collega?
In quasi tutti i lavori esistono delle attività che non amiamo fare, che sono ripetitive o di poco valore ma che sono necessarie per poterle portare a termine. Questi sono i casi in cui è evidente come l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale potrebbe portare immediati vantaggi per tutti. I lavoratori potrebbero non dover più eseguire certi compiti che verrebbero affidati a macchine in grado di portarli a termine più velocemente e con un buon livello di precisione, lasciando spazio e tempo alle persone per dedicarsi ad attività più soddisfacenti e a maggiore valore. Prima di chiederci cosa è capace di fare l’IA, dobbiamo chiederci cosa siamo capaci di fare noi, cosa ci appassiona veramente e che non siamo disposti a delegare a una macchina, queste sono le attività ad alto valore.
Possiamo quindi iniziare a considerare l’IA come un nuovo collega, con competenze specifiche e ben chiare che ci indicano quali compiti sia in grado di eseguire. Così come è necessario avere delle soft skills per interagire con un umano, allo stesso modo dovremo sviluppare soft skills specifiche per interagire con una macchina capace di simulare pensiero e linguaggio.
Qualche giorno fa ero in video-riunione con un collega per la progettazione di una nuova attività. Durante la mezz’ora di riunione abbiamo dato “in pasto” a un LLM una serie di informazioni in modo che le rielaborasse e che ci fornisse l’output richiesto. Mentre il nostro modello linguistico lavorava, io e il collega abbiamo chiacchierato scambiando idee e considerazioni in modo libero e informale. Abbiamo sfruttato una notevole opportunità: abbiamo avuto una nuova idea e chiesto quindi all’IA di perfezionare l’output precedente inserendo le nuove informazioni. Questo momento si è rivelato estremamente produttivo. Tutto ciò mi ha fatto molto riflettere: l’IA ci ha permesso di riumanizzare il tempo della riunione.
Se in passato la collaborazione era tra uomo-uomo o uomo-macchina, oggi stiamo andando verso una nuova forma di collaborazione: uomo-uomo-macchina.
Sicuramente il fatto che l’IA possa arrivare a decidere da sola solleva importanti questioni etiche, oggi però si sta dimostrando, e un po’ lo stiamo vivendo, come l’uomo da solo o l’IA da sola non siano produttivi ed efficaci quanto un team formato da persone e da macchine.
Non solo Intelligenza Artificiale ma anche intelligenza emotiva
L’intelligenza emotiva avrà un ruolo fondamentale. Non solo per la collaborazione.
In generale possiamo affermare di non avere certezze su cosa ci permetterà di fare l’IA tra qualche mese o anno, però sappiamo che il sentire umano – l’intelligenza emotiva – ci permetterà comunque di discernere tra giusto e sbagliato per il nostro contesto.
L’intelligenza emotiva è una delle competenze più importanti per affrontare cambiamenti, il cui ritmo è sempre più veloce, senza farsi travolgere, dovremo tutti allenarla nei prossimi anni.
Inoltre, credo che in particolare chi “controlla le macchine” dovrebbe sviluppare intelligenza emotiva per avere consapevolezza delle conseguenze delle scelte che vengono compiute e sviluppare sensibilità.
Quale sarà l’approccio di Skilla?
Ci troviamo davanti ad un’evoluzione tecnologica epocale, a uno sviluppo che porterà al cambiamento di molti paradigmi oggi consolidati. Come spesso avviene in questi casi, è importante valutare come comportarsi per non farsi sopraffare. Davanti a eventi così dirompenti, la nostra idea è quella di cercare di attuare un cambio di mindset: non utilizzare l’Intelligenza Artificiale per fare le stesse cose a tempi e costi minori, ma utilizzare l’Intelligenza Artificiale per creare qualcosa che prima era inimmaginabile. Nuovi problemi richiedono nuove soluzioni e questo è l’approccio che cerchiamo di utilizzare.
L’altro aspetto importante è l’ethics-by-design che guida e continuerà a guidare le nostre scelte e i nostri progetti. Considerare gli aspetti etici è fondamentale per due motivi: sia perché L’UE sta regolamentando l’IA con grande attenzione, sia perché è importante essere consapevoli dello stretto legame che c’è oggi tra etica e tecnologia. Usare i principi di ethics-by-design permette di farsi trovare pronti nel momento in cui verrà implementata la regolamentazione.
Skilla sarà sempre più una AI supported company.
Credo, infine, che oggi contino di più le domande delle risposte. Farsi e fare buone domande contribuisce ad alimentare la passione di apprendere. E anche l’intelligenza Artificiale può essere uno strumento per liberare la passione di apprendere.